Negli ultimi dodici mesi, un’impresa su tre (34%) nel mondo ha effettuato tagli di personale, ma il desiderio di attuare misure restrittive è in calo
In tutto il mondo, un dirigente di alto livello su quattro è meno fiducioso oggi rispetto all’inizio dell’anno, secondo uno studio internazionale sulla ripresa economica pubblicato oggi. Tuttavia, l’umore varia notevolmente da paese a paese. Il pessimismo è più accentuato negli USA, dove gli indicatori di fiducia sono crollati dall’inizio dell’anno, mentre in Oriente l’ottimismo è in costante aumento. La ricerca, condotta dallo studio legale internazionale Eversheds, rivela che negli Stati Uniti le imprese hanno nascosto la testa sotto la sabbia e hanno adottato l’atteggiamento meno proattivo nel combattere l’arduo clima economico. Per converso, le imprese in Cina e Russia hanno guidato la rimonta nel tentativo di spingere la domanda, con la ricerca di nuove opportunità di mercato. La Cina è in testa anche nell’espansione internazionale, con quasi tre quarti degli intervistati che prevedono di espandersi in almeno due mercati esteri nei prossimi 12 mesi, mentre negli USA solo il 18% delle imprese è alla ricerca di opportunità internazionali. Il rapporto di Evershed, Tools for Recovery, che raccoglie i pareri di oltre mille dirigenti d’impresa di alto livello in Cina, USA, Europa e negli Emirati Arabi Uniti (EAU), rivela segni di ripresa nell’attività di fusione e acquisizione su scala globale. Un’impresa su cinque (22%) ha affermato che nel prossimo anno sarà a caccia di acquisizioni, con un trend in aumento rispetto al 13% negli ultimi 18 mesi. Anche in questo caso, la Russia è in testa con il 42% delle imprese che prevedono acquisizioni nei prossimi 12 mesi. In prospettiva, la ricerca mostra che le imprese continueranno a spingere la domanda e mostreranno una maggiore propensione a investire in tre aree chiave: livelli del personale, attività di marketing e progetti di ricerca e sviluppo. Questo segue alcune decisioni difficili adottate nel corso degli ultimi 18 mesi, con il 46% delle imprese che hanno tagliato le spese discrezionali, il 38% che hanno congelato o ridotto le retribuzioni e il 34% che hanno attuato riduzioni del personale. In questo periodo, le perdite di posti di lavoro sono state più intense negli USA, in Francia e negli EAU.