L’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere segnala che sono quasi 7mila le imprese “rosa” in più rispetto al 2010, con un incremento dello 0,5%. A dare maggior significato a questo dato c’è il fatto che il saldo delle imprese femminili compensa più che completamente la performance poco brillante delle imprese al maschile che, nel 2011, hanno fatto registrare un bilancio in rosso per circa 6mila unità
A dispetto della crisi, anche nel 2011 il binomio donna-impresa fa un piccolo passo avanti, allargando la platea delle imprese a guida femminile. Alla fine di dicembre dello scorso anno, infatti, l’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere segnala che sono quasi 7mila le imprese “rosa” in piu’ rispetto al 2010, con un incremento dello 0,5%. A dare maggior significato a questo dato c’è il fatto che il saldo delle imprese femminili compensa più che completamente la performance poco brillante delle imprese al maschile che, nel 2011, hanno fatto registrare un bilancio in rosso per circa 6mila unità. Grazie al bilancio positivo, lostock delle imprese femminili esistenti alla fine del 2011 poteva contare su 1.433.863 imprese, pari al 23,5% del totale delle imprese italiane. Lazio (+1,3%) e Lombardia (+0,9%) le regioni che nel 2011 hanno fatto registrare gli incrementi percentuali più consistenti, ma è quasi tutta l’Italia Centro-settentrionale a mostrare una più spiccata vivacità delle imprese femminili. Tra le province, un sestetto (composto, nell’ordine, da Messina, Ragusa, Monza-Brianza, Fermo, Prato e Catania) mette a segno una crescita superiore al 2%. Turismo e servizi alla persona i settori che lo scorso anno, più degli altri, hanno contribuito all’espansione dell’universo imprenditoriale femminile: rispettivamente con 2.901 e 2.011 imprese in più. Ad attrarre l’interesse delle nuove imprenditrici sono stati anche settori apparentemente meno femminili come le costruzioni (+1.348 nuove attività) e le attività immobiliari (+1.324). Dal punto di vista dell’organizzazione dell’impresa, l’imprenditoria femminile continua la rincorsa ai cugini maschi verso l’adozione di forme giuridiche meglio strutturate. La crescita del 2011, infatti, è dovuta totalmente alle società di capitale (+7.756 unità) che, pur essendo il 14,8% del totale (tra gli uomini la quota è del 25,1%) crescono ad un ritmo del 3,8% ovvero una volta e mezzo quello delle società di capitale maschili (+2,3). In aumento anche le forme cooperative ei consorzi (497 unità in più, pari all’1,4%), stabile l’universo delle ditte individuali, in calo sensibile le società di persone (quasi 2mila unita’ in meno, lo 0,6%).