Secondo dati Eurostat, all’1 gennaio 2013 la popolazione totale dell’Europa era di 505.7 milioni di persone. Nel 2012, l’Europa ha ricevuto poco meno di 1.2 milioni di immigrati regolari, mentre 0.6-0.7 milioni di cittadini non europei hanno lasciato il continente, per un bilancio netto di circa 500mila persone. Nel 2011 il bilancio è stato di 0,66 milioni, mentre nel 2010 e 2009 ha raggiunto lo 0,75.
Fare un calcolo altrettanto preciso dell’immigrazione clandestina in Europa non è semplice. La natura del fenomeno implica un certo margine di errore, ed ogni conteggio presenta una forbice d’oscillazione piuttosto ampia. Nel 2008, il centro di ricerca indipendente CLANDESTINO ha stimato le presenze irregolari in Europa tra 1.9 e 3.8 milioni di persone, meno dell’1% della popolazione di allora, pari a 498 milioni. E’ ben noto che alcuni tra i maggiori flussi migratori interessano l’Italia, ma essi non sono gli unici. Quanto e come il problema riguardi anche altri Paesi europei è spiegato in questo breve video della BBC.
Le rotte seguite dai migranti sono spesso caratterizzate da un alto tasso di rischio, e ogni anno diverse storie si concludono con la perdita di numerose vite umane. A causa di dati parziali è possibile stabilire solo in parte quanti migranti hanno perso la vita cercando rifugio in Europa. Un gruppo di giornalisti ha cercato di tracciare un bilancio credibile, e ha pubblicato i risultati della ricerca su questo sito: dal 2000 i migranti che hanno perso la vita sarebbero 23mila. La cifra, inoltre, è sottostimata, perché non tiene conto di chi è sparito senza lasciare traccia.
In Italia gli stranieri regolarmente presenti sono 5 milioni 186mila, e in termini di spesa pubblica non rappresentano un passivo per lo Stato italiano. Al contrario: secondo il Ministero dell’Interno nel 2011 gli introiti dello Stato riconducibili agli immigrati sono stati pari a 13.3 miliardi di euro, mentre le uscite sostenute per loro sono state di 11,9 miliardi, con una differenza in positivo per il sistema Paese di 1,4 miliardi. Il rilascio di nuovi permessi è in calo, ma è interessante seguire la permanenza sul suolo nazionale di chi riceve la regolarizzazione.
Altro discorso è quello dell’immigrazione irregolare. In Italia è stata stimata una presenza clandestina compresa in un arco che va dalle 279mila alle 461mila unità, inferiore al Regno Unito (417mila – 863mila) e non così dissimile da Spagna (280mila – 354mila), Germania (196mila – 457 mila) e Francia (178mila – 400mila). Nel 1991, in Italia, era clandestino il 47% degli immigrati, quasi 1 su 2, mentre le percentuali degli anni 2012-2013 si aggirano intorno al 6-7%, di fatto ai minimi. Secondo un report della Fondazione Ismu – Iniziative e studi sulla multi etnicità, dal 2003 al 2012 il numero degli immigrati irregolari è andato diminuendo, passando da 500 mila a 326mila presenze.
Tuttavia, le vicende che hanno riguardato la Tunisia nel dicembre/gennaio 2010/2011, e quelle libiche nel febbraio 2011, hanno aumentato il flusso di migranti verso l’Europa. In Italia nel 2011 sono arrivate 56mila persone, 28mila delle quali dalla Tunisia. Dalla Libia è partito 1 milione di persone, ma solo 25mila di queste verso l’Europa. Di recente, Frontex ha comunicato i dati relativi ai primi 4 mesi del 2014: il flusso migratorio verso l’Italia è aumentato dell’823% rispetto allo stesso periodo nel 2013, con 27.250 nuovi arrivi.
In tema d’immigrazione molti altri Paesi dell’Unione Europea hanno problemi analoghi. Nell’ultimo anno il Regno Unito ha registrato un aumento piuttosto contenuto delle richieste di asilo (+5%), che sono state 23.731 e provenienti da cittadini eritrei, siriani ed albanesi. Ma il numero delle richieste è inferiore del 73% rispetto a quello del 2000, a dimostrazione di un fenomeno che ha assunto proporzioni variabili e importanti nel corso del tempo. Inoltre, i numeri dell’immigrazione clandestina sono più significativi di quelli italiani: nel 2009 uno studio della London School of Economics ha stimato in 618mila la cifra di chi vive nel Regno Unito illegalmente, con un margine di errore di 200mila unità. Le coste britanniche non vivono scene di sbarchi come quelle italiane, ma le modalità d’ingresso sono altre, più silenziose e meno televisive (questo video mostra uno degli esempi più diffusi). Si discute molto anche dei costi dell’immigrazione clandestina, come riporta il Telegraph, che in termini di una spesa come quella sanitaria-educativa può gravare su ogni contribuente anche fino a 4.250 sterline l’anno, per un totale di 3.7 miliardi.
In Germania le cose non sono più semplici. Secondo i dati del Ministero dell’Interno tedesco nei primi 6 mesi del 2014 sono giunte 77.109 richieste di asilo, per una crescita pari al 59% rispetto allo stesso periodo del 2013. Tra il 2012 e il 2013 la quota delle presenze irregolari è cresciuta del 31,6%, tanto da far dire al capo della Polizia Federale tedesca, Dieter Romann, che la Germania è la nazione numero uno in Europa per immigrazione clandestina. Solo nei primi cinque mesi del 2014 la polizia ha riscontrato oltre 5mila casi di entrate illegali, che rappresentano un aumento del 150% rispetto allo stesso periodo 2013. Dei 5.700 eritrei salvati dalla marina italiana nel mese di aprile 2014, ha aggiunto Romann, 1.000 sono giunti in Germania.