“L’accoglienza e la protezione di persone, e in particolare bambini, che scappano da guerra e violenza, è un obbligo e non una possibilità per i Paesi dell’Unione Europea. Nel momento in cui la Grecia e l’Italia quali frontiere esterne dell’Unione ricevono flussi consistenti di persone che attraversano il Mediterraneo, gran parte delle quali in cerca di protezione internazionale, è inaccettabile che gli Stati dell’Unione impieghino mesi per raggiungere un accordo che di fatto risulta non adeguato“. ha dichiarato Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia Europa di Save the Children, l’organizzazione che dal 1919 è impegnata a salvare la vita ai bambini e a difendere i loro diritti, in relazione alla decisone del Consiglio UE sulle politiche di accoglienza degli immigrati.
“Per la prima volta avevamo registrato dei passi avanti in materia di migrazione, con l’agenda proposta dalla commissione europea nei mesi scorsi, e di conseguenza ci saremmo aspettati oggi un approccio più responsabile da parte degli Stati Membri, che ieri hanno di fatto ridotto i loro sforzi e non hanno rispettato in pieno gli impegni presi nei vertici del mese scorso“.
Riguardo alla ricollocazione d’emergenza, l’organizzazione sottolinea come già la cifra complessiva di 40mila persone proposte dalla Commissione fosse solo una base di partenza e andasse considerata in base agli effettivi flussi, ma l’impegno per soli 32.256 posti non è assolutamente appropriato. Inoltre, l’accordo raggiunto è solo un “meccanismo temporaneo ed eccezionale” e, come tale, non consente di avviare una strategia per affrontare la questione migratoria nel lungo periodo.
Anche l’accordo raggiunto in tema di reinsediamento non è ritenuto sufficiente da Save the Children. In particolare un’attenzione speciale e prioritaria dovrebbe essere riservata ai bambini, i minori non accompagnati, agli adolescenti e i minori più a rischio ai quali occorre dare priorità, garantendo altresì l’unità familiare quando questa è nel superiore interesse del minore.
Infine, in tema di ritorno, riammissione e reinserimento, il superiore interesse del minore dovrebbe essere sempre prioritario in tutte le procedure, come la riunificazione familiare e il reinserimento nei paesi d’origine. Il trasferimento immediato, il rimpatrio forzato o la detenzione dei bambini sono una violazione dei diritti e non devono far parte degli strumenti che l’UE intende adottare per “promuovere la riammissione dei clandestini nei paesi d’origine e di transito“.
“Sicuramente auspichiamo che l’Unione Europea consideri con più determinazione e impegno le motivazioni che spingono le popolazioni a lasciare il proprio paese e migrare, investendo in sistemi volti a proteggere i più vulnerabili anche durante il loro viaggio, in paesi di transito, tra cui quelli in conflitto e in crisi“, conclude Raffaela Milano.