“Nord Africa: conflitto o libertà ?”. È questo il titolo del convegno su cui si è ragionato qualche giorno fa a Nola, nella sala consiliare del Municipio, in occasione del primo maggio Nolano
“L’unico monito da fare a queste popolazioni in rivolta è un fragoroso e lungo applauso”. Sono queste le parole di Jamal Qaddorah, responsabile Immigrati per la CGIL Campania, durante il convegno di qualche giorno fa a Nola, presso la sala consiliare del Municipio, in occasione del primo maggio Nolano. Si è ragionato sui conflitti attuali in Nord Africa e sui migliaia di immigrati che stanno invadendo le coste italiane. Ed è stato un lungo ed acceso dibattito. Dal problema dell’integrazione a quello della paura. “In Italia gli italiani hanno paura degli immigrati e gli immigrati a loro volta hanno paura degli italiani. Per questo motivo è per noi indispensabile integrarci, riuscire ad integrarci. Quella che giunge sulle coste italiane è gente che ha combattuto per la libertà , contro un dittatore che in Tunisia ancora oggi chiamano moderato. La dittatura in Africa del Nord viene chiamata Moderazione!”. Jamal Qaddorah dice di parlare da italiano ma lascia spazio ogni tanto alla parola NOI intesa come “noi altri”, parla da chi ha a che fare quotidianamente con la marea di gente proveniente da quei Paesi che oggi, spinti da un anelito forte di libertà , danno l’esempio al mondo. “Il problema” continua Jamal “è la visione con cui si stanno interpretando gli avvenimenti. È un’ottica non vincente. Non si pensa alla gente, ai civili, ai bambini innocenti, ma si vedono i bombardamenti solo pensando alla conseguenza inevitabile di avere un maggior numero di immigrati sul territorio italiano. Oggi gli immigrati fanno i lavori che gli italiani si rifiutano di fare come la raccolta di prodotti nei campi e pagano le tasse anche per la pensione degli italiani. Dunque la legge Bossi-Fini che dice “abbiamo bisogno di braccia fino alla sera, poi possono anche sparire fino al giorno seguente” è solo una visione egoistica del problema. Ora la ghettizzazione in atto che si sta sviluppando attorno alle nuove ondate immigratorie, la soluzione di confinarli alla stregua di animali in zone recintate e predisposte, rappresentano unicamente degli ostacoli e ritardi al fenomeno di partecipazione ed inclusione che invece dovrebbe scoppiare. C’è bisogno di incontro, eventi di incontro, iniziative di incontro: il voto amministrativo agli immigrati è un primo passo per l’integrazione e la partecipazione, il coinvolgimento in una terra che vogliono sentire amica e inglobante. Culturalmente purtroppo “Noi italiani” – questa volta parla da con la voce del popolo che lo ospita Jamal- “non siamo ancora pronti culturalmente. Rinchiudere chi ha lottato per la libertà in campi chiusi è uno schiaffo alla dignità e al buon senso comune. Bisogna garantire la libertà dei popoli”. Più duro e critico il parere di Khaled Al Zeer, rappresentante della società palestinese in Italia: “L’Italia per via degli immigrati minaccia di uscire dall’UE. Che brutta figura, pessima direi. I profughi di guerra hanno il diritto di essere accolti ed assistiti. Dicendo e comportandosi in questo modo l’Italia non sta dimostrando né lungimiranza nè dignità : le dichiarazioni e minacce di staccarsi dall’UE sono dichiarazioni di persone che non sanno far politica”. L’Italia è il ponte per l’Europa, lo ha tatuato sulla sua pelle, scritto nel Dna, è la storia che lo a imposto e nella memoria storica è scritto. “Non può assolutamente far finta di nulla” continua Al Zeer “la gente che arriva è costituita da popoli che si sono ribellati agli arnesi e retaggi del colonialismo europeo del post seconda guerra mondiale. La situazione in Africa del Nord era una situazione stabilita dal Piano Marshall, di grande interesse per l’occidente e poggiante su dittatori chiamati moderati. Ora è il popolo è in rivolta: vuole avere la possibilità di autogovernarsi ed usufruire di quelle ricchezze che il territorio offre ma che sono state fin ora nelle mani di pochi”. Secca la replica ed il contrattacco dell’assessore alle Politiche Sociali di Nola Arcangelo Annunziata: “Pensavo di dover parlare di ciò che sta succedendo in Nord Africa ed invece mi trovo a dover difendere la democrazia del Mio Paese. Non discuto sull’anelito alla libertà che accomuna tutti i popoli ma discuto sull’ammonizione dell’Italia all’Europa. Per me ha fatto benissimo” ribadisce l’assessore ed prosegue con una metafora “Se vengono a bussare alla nostra porta possiamo accogliere solo se ce lo possiamo permettere. E noi attualmente non ce lo possiamo permettere completamente. Inoltre i migliaia di profughi che arrivano rendono solo più grassa la criminalità organizzata!” Paolino Fusco, rappresentante dei Giuristi democratici di Nola, esaminando da un punto di vista tecnico la legge Bossi-Fini tirata in ballo più volte durante il convegno, ne contesta il principio di fondo “Se mi servi, ti ospito, ti faccio vivere in questo territorio. Insomma se servi al Pil, al profitto pro-capite, resti ma se perdi il lavoro devi andar via. I Tunisini così come i Marocchini ed i Libici sono popoli berberi, nomadi, non hanno punti fissi se non la religione. Essere costretti a vivere in pochi metri quadrati è come essere violentati dalla loro essenza di vita”. Per questo motivo, l’ultimo passo è quello che bisogna compiere insieme noi e loro, noi comunità locali e noi immigrati. Domenico Alfano, della Federazione Civitas e rappresentante della Caritas a questo proposito: “ciò che manca è il passo finale: l’apporto delle comunità locali. Solo così si può andare, insieme, noi e loro verso l’integrazione ed un’unica direzione. La società del futuro”.
Fioravante Conte
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