Le opere esposte nello spazio a filo d’acqua della Bottega dall’artista Chiara Arturo evocano un paesaggio complesso e stratificato, di volta in volta reale, simbolico e sognato. Vi confluiscono infatti tre percorsi di ricerca: quello delle 18 miglia, la misura del viaggio tra l’isola natale e la terraferma, quello delle profondità intuite attraverso la leggenda di Guarracino, un pesce innamorato, e quello dedicato a Gandria degli esercizi per immaginarti isola.
In questo 2020 segnato da distanze e chiusure, tra l’artista e gli abitanti di Gandria, impegnati in un lavoro sulla memoria fotografica, si apre una proficua collaborazione da lontano. Forse per appartenenza a un comune arcipelago ideale, dallo scambio di testi, mappe e immagini, di oggi e di ieri, emerge un lavoro che interroga i contorni irti e separatori delle terre gandriesi, il loro rapporto con le acque del Ceresio e apre finestre a pagina bianca sul futuro e sull’altrove.
Chiara Arturo posa uno sguardo tattile su superfici e paesaggi, stemperati da filtri e atmosfere quotidiane, che ne svelano la soggettività. La sua fotografia interroga la percezione e il processo creativo, assieme ad attraversamenti, frontiere e sconfinamenti. La sua opera si iscrive come un’evidenza nel progetto in corso per valorizzare il territorio e, in particolare, nella serie di esposizioni che riflettono su morfologia e aura di Gandria.
Biografia
Chiara Arturo (Ischia – NA, 1984) è un’artista visiva che lavora principalmente con la fotografia. Di formazione architetto, allieva del fotografo Antonio Biasiucci, incentra la sua ricerca su insularità, vulnerabilità e percezione spaziale in relazione alla costruzione dell’immaginario. Partendo da un’indagine introspettiva, con metodo cartografico, lavora sugli stessi soggetti, per accumulo e nella durata. Collabora con Heillandi Gallery – Lugano, dal 2017. Vive e lavora tra l’isola d’Ischia, Napoli e la Toscana.