L’industria alimentare rappresenta una delle filiere più importanti per l’economia di un paese come l’Italia ma va a ricoprire un ruolo chiave anche per quanto riguarda la tutela della salute dei cittadini.
Negli anni, infatti, l’industria alimentare ha incrementato a dismisura il ricorso all’utilizzo di imballaggi che sono diventati una parte essenziale del prodotto finale destinato al consumatore. L’imballaggio rappresenta, quindi, una componente essenziale di tutto il ciclo produttivo e permette al prodotto di essere facilmente identificabile dal consumatore e garantisce protezione dall’esterno all’alimento stesso.
Il problema sorge quando l’industria alimentare, anche per attutire i costi di produzione, inizia a far ricorso ad un numero sempre crescente di componenti chimici potenzialmente dannosi per l’organismo umano nella realizzazione degli imballaggi che saranno poi commercializzati insieme al prodotto finale.
La presenza di elementi dannosi per la salute negli imballaggi alimentari ha generato la nascita di un gran numero di ricerche scientifiche che si pongono l’obiettivo di verificare la qualità degli imballaggi e valutarne l’impatto sulla salute.
L’associazione a tutela dei consumatori Sportello dei Diritti, ed il suo presidente Giovanni D’Agata, hanno recentemente evidenziato come l’UE e l’EFSA, l’ente europeo che si occupa della sicurezza alimentare, abbiano vietato l’utilizzo di alcune sostanze nella realizzazione di prodotti tessili e tecnologici senza però estendere questo divieto anche all’industria alimentare e, più precisamente, al comparto degli imballaggi alimentari lasciando, quindi, campo libero alle aziende di optare per prodotti meno costosi ma potenzialmente più dannosi per la saluta nella realizzazione degli imballaggi.
Il problema legato agli imballaggi utilizzati dall’industria alimentare si estende, in modo piuttosto evidente, anche al ciclo della raccolta dei rifiuti che procede a sua volta di pari passo con la tutela dell’ambiente e della salute.
Secondo la fondazione Food Packaging Forum di Zurigo sarebbero almeno 175 le sostanze chimiche potenzialmente dannose che rientrano nel ciclo di produzione degli imballaggi destinati al settore alimentare. Il numero dei componenti potenzialmente dannosi è davvero enorme ed il loro monitoraggio risulta quanto mai complicato. Questi imballaggi, nei casi in cui non vengano riciclati, rischiano seriamente di diventare un fortissimo problema per l’ambiente soprattutto nei casi in cui questi ultimi finiscano in discariche non correttamente bonificate o finiscano dispersi nell’ambiente. C’è da dire che anche il rientro di tali prodotti, contaminati da sostanze chimiche dannose per la salute, nel ciclo della raccolta differenziata potrebbe dar vita a problemi per la salute.
Il problema principale della possibile contaminazione di sostanze chimiche pericolose negli imballaggi alimentari è rappresentato dall’effetto a lungo termine che queste sostanze potrebbero avere sull’uomo. La legislazione in materia, in Italia ferma al 1973, è piuttosto permissiva e non affronta in pieno la questione. Moltissimi materiali utilizzati per l’imballaggio derivano da componenti sintetiche il cui effetto a lungo termine sull’uomo non è ancora stato adeguatamente studiato. In sostanza, il pericolo di contaminazioni di imballaggi alimentari, e quindi dei prodotti alimentari, esiste ma, al momento, sia le legislazioni che le ricerche in materia non sono in grado di porre un argine che possa tutelare la salute del consumatore.