“Il collasso degli ecosistemi naturali deve preoccupare quanto il collasso dei sistemi economici finanziari perché senza natura non si mangia e non si beve”. Questo il messaggio che ogni giorno ripete come un mantra il WWF da Davos, dove l’associazione ambientalista è presente al World Economic Forum. Lambertini ha preso parte oggi alla sessione sulla “Produzione sostenibile di cibo in un mondo che cresce”.
La produzione di cibo già oggi genera un impatto ecologico altissimo, occupando il 40 % della superficie del Pianeta.
L’agricoltura globale contribuisce con il 35% delle emissioni di anidride carbonica, mentre la zootecnia è responsabile del 18% a tutte le emissioni di gas serra. Se poi ci proiettiamo ai prossimi 20 anni, con l’aumento della popolazione e la continua crescita del consumo di carne, l’impatto diventa chiaramente insostenibile.
“L’aspetto incoraggiante della sessione di oggi – ha detto Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale: – è che tutti i presenti, ricercatori ma anche esponenti delle grandi multinazionali alimentari, erano d’accordo sul punto che l’attuale modello economico, basato sulla produzione di proteine attraverso l’allevamento di animali vivi non è più sostenibile e non potrà soddisfare le esigenze di cibo per la popolazione nei prossimi decenni. Bisogna cambiare e produrre proteine a minor impatto, minor costo – sia ambientale che sociale – e muoversi verso un cambiamento delle tecnologie ma anche culturale dei consumatori, promuovendo la sensibilizzazione sull’impatto che certe diete hanno sulla salute e sull’ambiente“.
“Assistiamo a un’esplosione di piccole e medie aziende che cominciano a produrre cibo e proteine con meno acqua, meno terra, meno pesticidi e meno fertilizzanti – ha concluso Lambertini – . Una rivoluzione che conviene anche economicamente, basti vedere cio’ che è accaduto in questi anni nel campo dell’energia. Dieci anni fa era agli inizi, mentre oggi il solare è divenuto competitivo come costi rispetto ad esempio al carbone. La grande scommessa è: “Quanto tempo ci metteremo?“