Chi è anni che, quotidianamente, lotta contro l’autismo non può non cogliere la notizia rimbalzata oggi in maniera vorticosa, e con diversi picchi di sensazionalismo che non manca mai, della sentenza che ha riconosciuto legalmente il legame fra l’autismo e il vaccino somministrato ai bambini per difenderli dalle classiche malattie esantematiche pediatriche.
Non vogliamo entrare nella polemica che, chiaramente e artatamente come sempre in Italia, già è ampiamente divampata ma cercare di ragionare e capire con la pacatezza che non dovremmo nemmeno avere trovandosi – chi scrive – a vivere questa situazione sulla propria pelle; sgombriamo subito il campo quindi da ogni possibile fraintendimento: quello su cui vi invitiamo a riflettere non è frutto di sentito dire ma di vita reale.
Cominciamo con il mettere qualche punto fermo: la questione della relazione vaccino/autismo è vecchia, come ormai quasi tutti sanno, risale al 1998 quando, sulla prestigiosa pubblicazione medica Lancet, un ricercatore britannico, il dottor Andrew Wakefield, collegava i vaccini per morbillo, parotite e rosolia all’autismo. Dunque la relazione ipotizzata era fra vaccino trivalente (che si pratica in genere intorno ai due/tre anni di vita), il cosiddetto MPR e l’insorgenza dei sintomi dell’autismo.
Naturalmente, è facile ritrovare in letteratura ( ma anche solo spulciando grossolanamente nel web) tutto un florilegio di tesi ed antitesi in appoggio o negazioniste datate subito in corrispondenza della pubblicazione di Lancet. Tutto si risolse nella maniera più inaspettata: il ricercatore fu costretto a confessare che aveva falsificato i risultati dell’indagine e che addirittura il campione statistico usato era non solo incoerente ma praticamente fasullo.
Ciononostante, gli strascichi e la convinzione di correlazione autsimo/vaccini da allora non è più scomparsa, anche se oscillante fra alterne fortune e rinfocolata periodicamente da questa o quella “scoperta” avvalorante o contrapposta.
Prima di oggi, già un’altra aula di tribunale – quella di Rimini per la precisione nel 2012 – si era pronunciata stabilendo, sempre in relazione ad un esposto di una coppia di genitori, la correlazione citata e riaffermata anche nell’ambito di un’altra inciesta a Trani. Finora, però, non era intervenuta mai una sentenza a certificare una correlazione, non già fra il vaccino trivalente, ma tra quello esavalente (quello che per intenderci viene somministrato ai bambini nel primo anno di vita contro le affezioni da poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse e infezioni da Haemophilus influenzae di tipo B) e l’insorgenza dei sintomi della sindrome autistica.
La disputa intorno ai vaccini è sempre stata una questione internazionale, nemmeno europea ma mondiale e non vorremmo che ora venisse riparametrata a situazione tipicamente italiana e locale.
Dunque, la vera notizia di oggi non è che ci sia una correlazione accertata (perchè lo ha fatto una sentenza di un tribinale della Repubblica) ora fra autismo e vaccini ma piuttosto che questa fattispecie è entrata a fare giurisprudenza e ora l’incisione di questa decisione più che risvolti scientifici porterà a conseguenze legali ed in termini di richieste di risarcimenti a case farmaceutiche e ministero della sanità.
Sarebbe da stupidi pensare che il solo fatto che è stata pronunciata la sentenza (che comunque si basa su esperiti peritali specialistici) possa certificare correlazioni scientifiche che hanno bisogno di ulteriori e più approfondite validazioni scientifiche che vadano oltre il CTU di un tribunale, ma è stata aperta una breccia: questo è il dato davvero interessante e fondamentale, ora esiste una porta che immette su una strada che i vari genotori che lo ritengano possono esperire.
Naturalmente, il ministro Lorenzin è subito corsa ai ripari “farfugliando” una serie di argomentazioni che però suonano solo come i più stereotipati luoghi comuni evitando accuratamente di entrare nel merito della questione e cercando (anche lontanamente) di dare una risposta plausibile alle famiglie colpite da questa patologia. Si, perchè questa non è solo una patologia individuale e fortemente invalidante ma è una patologia familiare che comporta un costo sociale enorme (no, non le pensioni da pagare che sono la cosa più giusta e più iniqua che possa esserci) in termini di stimmata indelebile che il “benpensantismo” affibbia ai malcapitati. Una famiglia colpita smette di essere una famiglia normale e diventa d’incanto una famiglia “handicappata” nel senso più profondo del termine, niente più lavoro, niente affetti, niente legami amicali (ora l’accusa a chi scrive sarà di nichilismo, ovviamente) niente legami parentali, veri. Solo atteggiamenti di circostanza e la consapevolezza che il cerchio degli sforzi e della ricerca spasmodica di un ‘rimedio’ si compirà e nulla ci sarà da fare se non avere come unica interfaccia gli SSM nazionali.
Ma questa è unìaltra storia.
Quella di oggi non è una notizia scientifica, è una notizia giuridica e sociale e come tale va accolta e trattata e affrontata dalle istituzioni che, invece di celiare ed attardarsi a cercare scuse dovrebbero impegnarsi a fare chiarezza e creare un tavolo scientifico per entrare nello specifico ed accertare la verità sulla correlazione autismo/vaccino. Per ora l’unica cosa che abbiamo sentito è la solita sterile difesa d’ufficio della casa farmaceutica e del servizio di vaccinazioni del SSN. Possibile che non si riesca a capire che la mancanza di chiarezza non fa altro che creare caos e le percentuali di bambini non vaccinati – in grande aumento – da parte di famiglie impaurite non si combatte con il dito puntato verso chi “metterebbe a rischio non solo la propria vita ma quella dell’intera comunità” bensì offrendo chiarezza e trasparenza in maniera che tutti possano decidere cosa fare con cognizione di causa e non in “fede”.
Caro ministro, se è in gradi di fare ciò allora operi e anche in fretta. Se non è in grado di farlo, per mancanze personali, culturali, o semplice preparazione, si faccia da parte. Con la vita degli altri (non solo nell’accezione cattolica ma in quella più evoluzionista possibile) non si scherza, nemmeno se si è ministri della Repubblica.