Con un nostro recente articolo abbiamo illustrato, qualche settimana fa, lo stato del Teatro Napoletano all’indomani della nuova Riforma Teatrale e dei tagli operati dal D.M. del MiBACT ai contributi FUS (Fondo unico spettacolo) da assegnare alle Imprese Teatrali per il triennio 2015-2017.
Nel Foyer del Teatro Augusteo, si è tenuta l’Assemblea pubblica – Incontro Conferenza Stampa con i rappresentanti delle istituzioni, le imprese teatrali e culturali di Napoli e della Regione Campania.
Presenti il sindaco Luigi De Magistris, l’assessore alla cultura Nino Daniele e il consigliere alla cultura della Regione Campania Prof. Sebastiano Maffettone, nonché i rappresentanti delle imprese teatrali napoletane.
A Gianni Pinto, Associazione Prospect, il compito di introdurre e illustrare la situazione post Decreto Ministeriale dei nostri teatri. Lampante lo squilibrio tra Nord – Centro e Sud e Isole. Un Decreto che ha già bisogno di un tagliando.
L’armosfera si riscalda e vivacizza con gli interventi di Michele Monetta, presidente dell’ICRA Project,
Carlo Cerciello dell’Elicantropo, Laura Angiulli di Galleria Toledo, Costanza Boccardi dei Teatri Uniti, Massimo De Matteo di “Le Pecore Nere”, Daniele Russo del Bellini, G. Caccavale dell’Augusteo, G. Mirra del Diana, Liguori del Totò, Sperandeo del Cilea e i rappresentanti dei sindacati attori.
Appassionano e coinvolgono Monetta e Cerciello. Monetta ricordando la funzione del teatro che, in quanto Arte in movimento, è Rivoluzione Permanente (J. L. Barrault – 1949) e chiedendo una totale e sostanziale revisione del Decreto e la possibilità di ripresentare istanza, da parte delle compagnie penalizzate, già nel 2016 senza attendere la fine del triennio.
Cerciello denunciando la lenta e costante rottamazione culturale in atto, trasversalmente massonica, tesa ad eliminare dal circuito ufficiale tutto ciò che disturba.
De Matteo dichiara il suo timore per l’incompetenza di chi ristruttura materialmente e formalmente i Teatri, distruggendone la “sonorita” uditiva e dell’anima.
La Boccardi denuncia l’assenza di un ricambio generazionale senza il quale il Teatro Napoletano, riconosciuto tra i più grandi dal mondo intero, non avrà futuro, morirà.
L’intervento del Prof. Maffettone richiama l’attenzione sulla difficoltà, da parte delle istituzioni, nel trovare soluzioni semplici a problemi complicati. “La colpa è nostra se le cose non funzionano e i contributi non possono più cadere dall’alto come prima della crisi, dovranno essere legati alla progettualità e non alla sopravvivenza”. Ricorda che tagli alla cultura sono stati operati in tutto il mondo e che la tanto attesa
Nuova Legge Regionale non potrà abrogare quella nazionale, dovrà esserne complementare e attenta alla realtà del territorio. “Aiutiamoci, salviamoci da soli” è il suo appello.
Un richiamo alla fierezza, in verità, da tutti i presenti condiviso. Non abbiamo assistito, finalmente, al solito piagnisteo meridionale. Nessuna richiesta di elemosine ma di giusto riconoscimento e di investimenti in un settore che genera lavoro e occupazione trainando, inoltre, un forte indotto .
L’attuale riforma ha, di fatto, penalizzato i piccoli teatri, la qualità e la diversità della loro ricerca, favorendo il teatro dei grandi numeri, della spettacolarizzazione, del puro intrattenimento fine a se stesso. E penalizzando tale ricchezza creativa ha messo in forse, a nostro parere, la sopravvivenza del teatro contemporaneo.
Il sindaco De Magistris chiude la conferenza ricordando la necessità a rivendicare il diritto di essere ascoltati prima che il Decreto divenga Legge e di cooperare con la Regione per riscrivere il Polo Teatrale della città.
“E’ questa un’occasione unica per dimostrare la capacità della città di operare con le sue forze in attesa della sospirata modifica al Decreto, nei cui tempi brevi nessuno crede”. Sostiene che si può operare bene e in fretta per utilizzare i Fondi Europei stanziati e propugna l’autonomia contro l’assistenzialismo.
Orgoglio, passione e competenza, queste le cifre dell’incontro.
Speranza, ottimismo e passione i sentimenti che ci accompagnano, infine, all’uscita.
La lotta è appena iniziata, ricorda Monetta.