Il sole fa ombra alla casa.
Come pietra attendo
di vederti arrivare
col tuo passo
che si prende il sentiero.
Vedo gente passare
voltarsi a guardare
nel sospiro del giorno di ieri.
Come pietra attendo
tra i giunchi e la sabbia
per sorreggerti ancora
fino alla riva
e guardare il mare
che ti scivola addosso.
Bizzarra la mente…
Si ostina a pensare
al tempo che non può ritornare.
La borsa di mia madre
è secca come il sale
con il rosario dentro
e la cerniera rotta
che non si può aggiustare.
La borsa di mia madre
è di pelle grigia
l’interno color rosa
un fazzoletto bianco
ancora con il nodo.
Nel suo vestito azzurro
sembrava una signora
di quelle che la sera
non pensano alla cena.
Invece si stancava
come una serva vera.
Mia madre era bella
trasformava il grano
in preziosa filigrana
e dipingeva seta
per le ragazze in festa.
Abitavo l’isola antica
su di essa mietevano il grano
e stendevano reti.
Le mani dei padri
grondavano amore.
Del suo nome
coloravano il canto,
ai piedi del monte
contemplavano stelle.
Giardini di pietra
fatti di cuore
ripercorrono
come acqua battente
su fragili sponde
erose dal tempo.
Dentro un sogno
rimane un rimpianto
per non essere stata
terra che cresce
non aver colto
il rumore del vento.
Raggiungimi padre
portami il mare,
è stanco anche il vento
non viene a bussare.
Portami il nettare
non farlo cadere
ch’io possa tornare,
cercare,
sconfiggere il vuoto
che ora mi assale.
Parlami ancora
davanti alla luna,
quando il grano indurisce
e la vita è matura.
Annaffia le rose
impara ad amarle.
Raggiungimi padre
quando è notte
e non sola,
lascia sull’uscio
un pensiero d’amore.
È stanco anche il vento…
Foto di copertina di Elisa Zoccheddu per Cinque Colonne Magazine