Continua fino al 31 dicembre 2021 Il sole è nuovo ogni giorno, la mostra personale di Giuliana Storino al Museo Archeologico di Santa Scolastica a Bari, a cura di Giacinto Di Pietrantonio.
Prima personale dell’artista nella sua terra d’origine, la mostra – che prende il titolo dal noto aforisma di Eraclito – raccoglie un corpus di opere site-specific che dialogano con l’architettura del Museo e rintracciano nell’archeologia, nel tema del Mediterraneo e del genius loci i segni di un’origine, geografica e culturale, che si fa crocevia di sapienza e mitologia, tra contemplazione e incanto.
Spaziando tra media e linguaggi eterogenei, l’artista trasla il linguaggio pittorico e scultoreo in una dimensione architettonico-ambientale, privilegiando il corpo e la sensorialità per sollecitare la partecipazione del pubblico.
Si attraversano così proiezioni aeree e ologrammi, elaborazioni fotografiche e installazioni sospese tra parola e forma, grazie alle quali si osserva il cambiamento dell’uomo in relazione al mondo tecnologico e all’ambiente.
È la stessa Storino a chiarire il processo artistico di questo progetto espositivo: «Differente dalla successione del tempo cronologico, Il sole è nuovo ogni giorno, impiega il tempo senza nominarlo. È l’atemporalità del tempo che fa ricorso alla potenziale energia dell’immagine esperita dall’opera d’arte, di divenire nuova ogni giorno, chiamando in causa il sentire umano. Solo l’uomo vive l’esperienza del tempo, che si attua attraverso quella del vivere. La vita consiste in questo continuo passare da uno spazio all’altro nel tentativo di farsi meno male possibile!».
Il sole è nuovo ogni giorno, il senso
Paradigmatico in questo senso è l’uso del canto delle cicale nell’opera audiovisiva Cicàdidi (2018 ologrammi e sound), seguita da Cicàdidi, la cadenza della vita (2021), che sviluppa il paesaggio sonoro della precedente e approda a disegni, light box e stampe 3D.
Storino ha infatti registrato dall’alba al tramonto il frinire continuo delle cicale nelle campagne baresi: una scansione dell’arco temporale di una giornata, realizzata grazie alle più recenti tecnologie, che trasforma l’impalpabile canto in volume del suono e realizza l’ossimoro dell’orecchio che vede e dell’occhio che sente.
La modulazione del suono nel canto diventa un inno alla rinascita con cui Storino ritorna al mito e al rito, e traccia la storia culturale della sua terra d’origine.
Nel dialogo con le altre opere come Ora et labora (2021) o Il peso del vuoto (2018) si compie così un percorso che spazia tra memoria e rinnovamento, che punta a ridefinire l’identità del luogo in cui è radicato e a rendere immortale il suo legame con esso. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo, con testo critico di Giacinto di Pietrantonio, pubblicato Grenzi Editore.