Un uomo cammina lentamente, di spalle, dal proscenio verso il primo fondale, dov’è collocato un divano, elemento di arredo costante di tutto lo spettacolo. Fuori rumori che sembrano spari, ritmici, cadenzati. E’ la prima scena con cui si apre il sipario su Il servo di Robin Maugham, in scena al Teatro Nuovo di Napoli, che vede la regia a quattro mani di Andrea Renzi e Pierpaolo Sepe.
Presentato da Napoli Teatro Festival Italia, Casa del Contemporaneo, Teatri Uniti e Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Il servo, è un romanzo breve di Robin Maugham, che per quest’allestimento si avvale della traduzione di Lorenzo Pavolini.
In scena Tony Laudadio, Federica Sandrini, Andrea Renzi, Lino Musella e Maria Laila Fernandez, che muovono nelle scene di Francesco Ghisu, le luci di Cesare Accetta e con i costumi di Annapaola Brancia d’Apricena.
Il lavoro di Andrea Renzi e Pierpaolo Sepe parte dall’adattamento teatrale che lo stesso Maugham realizzò nel 1958 ed evoca le atmosfere del celebre film di Joseph Losey del 1963 con la sceneggiatura di Harold Pinter.
La traduzione di Pavolini intreccia le due versioni del testo, concentrandosi essenzialmente sulla scrittura del romanzo che, rispetto al testo teatrale, è decisamente più scarna e minima, concentrata nel raccontare un preciso costume sociale.
Al centro del racconto, la vicenda di un rapporto di dominazione e assuefazione di un uomo su un altro uomo: Barrett è un domestico che prende servizio nella casa di Tony, ricco avvocato londinese.
Inizialmente, “il servo” sembra assolvere con zelo il proprio incarico, ma attraverso ambigui giochi psicologici si arriverà al rovesciamento dei ruoli “servopadrone“.
Nel gioco perverso entrano in campo anche l’amico-testimone della vicenda, Richard, la fidanzata di Tony, Sally, la nipote di Barrett, Vera, e la misteriosa Mabel.
Quando nel 1948 fu dato alle stampe e distribuito nelle librerie inglesi, Il servo fu considerato “un piccolo capolavoro di abiezione”, mentre la critica aveva riconosciuto al giovane scrittore un talento di narratore pari a quello dello zio, il grande Somerset Maugham.
Ancora oggi, il romanzo è considerato una ‘commedia nera’ e di scavo psicologico, la cui trama, chiusa all’interno di una casa borghese, si struttura come una ragnatela, lentamente tessuta dal “servo”.