“Solo colui che ha attraversato indenne il confine della vita, solo quell’uomo puoi chiamare felice dice Sofocle del suo Edipo”. Inizia da qui il viaggio in cui ci guidano Pippo Delbono, attore e regista consacrato e pluripremiato in Italia e all’estero, e Petra Magoni, raffinatissima interprete dal talento multiforme, ne Il sangue, in scena al Teatro Nuovo di Napoli, accompagnati dalle preziose musiche di Ilaria Fantin (liuto, opharion, oud, chitarra elettrica).
Un concerto in forma drammatica che porta in scena Pippo Delbono, uno dei protagonisti del teatro del nostro tempo, una sensibilità da sempre incline a esporre storie personali, tensioni politiche, conflitti sociali e Petra Magoni, un’interprete che, attraverso il progetto “Musica Nuda”, ha spogliato la canzone per rivelare un sorprendente terreno di passione, talento e comunicazione.
Le parole di Delbono trovano eco e musicalità nella vocalità suadente e prorompente della Magoni, per ricomporsi, poi, nelle fascinose melodie rinascimentali, da Peri e Caccini al sommo Monteverdi, in una performance che accosta Sofocle, Lou Reed, Leonard Cohen, Sinéad O’Connor e Fabrizio De André.
Il sangue è una prima tappa del lavoro che l’artista ligure ha intrapreso intorno ai grandi temi della tragedia. I grandi temi del passato, che restano, poi, quelli dell’essere umano di oggi, sperduto e impaurito nella sua sorte di essere mortale, soggetto al suo inevitabile, inspiegabile scomparire.
Ne “Il sangue”, in particolare, Delbono si è soffermato intorno a ‘Edipo’, la tragedia di Sofocle. Da una parte Edipo re, che, quando scopre la sua “macchia nera”, si acceca gli occhi e si mette in viaggio con la figlia. E poi l’Edipo esule, scacciato da una terra e accolto da un’altra.
In scena il teatro all’origine arriva a toccare gli aspetti segreti, nascosti, dell’essere umano, anche nella sua spietata mostruosità. L’essere umano che può arrivare a uccidere il padre e a procreare altri figli con la madre, l’essere umano, comunque, sempre visto con gli occhi della compassione.
E poi, i grandi temi si sono confusi con quelli più vicini alla vita, alle madri, ai padri che ci hanno lasciato, ai nostri esuli, a questo strano tempo politico, sociale, spirituale, costruito apparentemente su certezze, ma, nel profondo, così vuoto, confuso, fragile.
Per la prima volta Pippo Delbono fronteggia una tragedia greca, ma ne fa – a quanto dichiara – il dramma del vagabondare, dell’essere interdetti e dell’incrociare la morte.