Che significato ha il saluto fascista oggi? Chi alza il braccio durante una commemorazione sta facendo un semplice gesto o perseguendo finalità non ammesse dalla legge? E’ su questo sottile filo di lana che si sviluppa una querelle che dovrebbe essere risolta definitivamente a breve dalla Corte di Cassazione. La legislazione in materia, infatti, presta il fianco a interpretazioni diverse. La sentenza dovrebbe, dunque, non solo mettere la parola fine alle polemiche ma dare un orientamento definitivo.
Il saluto fascista: le origini e il significato
Nel 1919, alcuni esponenti dell’Associazione nazionalista Italiana, del Futurismo e del sindacalismo rivoluzionario, guidati da Gabriele D’Annunzio, diedero vita all’impresa di Fiume. In quell’occasione i legionari alzarono il braccio destro tenendolo teso e con il palmo della mano rivolto verso il basso. L’idea era quella di richiamare un pugnale sguainato. Nacque così il saluto fascista, o il saluto romano 2.0 come diremmo oggi. Era credenza comune, infatti, che il saluto fascista richiamasse il saluto che ci si scambiava all’epoca dell’antica Roma. Le fonti, però, non confermano questo costume, precisando che un gesto simile, con il braccio destro alzato e la mano con il palmo rivolto in avanti e le dita aperte era utilizzato semplicemente come simbolo di lealtà e amicizia.
Il saluto fascista si diffuse largamente a partire dalle camicie nere e dal 1925, attraverso un regio decreto, divenne il saluto ufficiale nelle amministrazioni pubbliche. Negli anni Trenta ci fu chi addirittura propose di sostituirlo definitivamente al saluto con la stretta di mano perché ritenuto troppo borghese ma la proposta non fu accolta e si continuò a usare entrambi i saluti.
Le leggi Scelba e Mancino
Come sappiamo la nostra Costituzione prevede, con la legge Scelba, il reato di apologia del fascismo. Sono vietate, cioè, le associazioni da 5 componenti in su con le medesime caratteristiche e finalità del partito fascista. Le organizzazioni, cioè, che perseguono finalità antidemocratiche, esaltano la violenza come metodo di lotta politica, conducono propaganda razzista, esaltano esponenti. I loro gesti vanno giudicati in base al pericolo di una ricostituzione del partito fascista. L’apologia, in ogni sua forma, è punibile con la reclusione da 18 mesi a 4 anni.
Nel 1993 è stata, inoltre, approvata la legge Mancino che persegue qualunque slogan, frase, gesto o azione di incitamento all’odio, alla violenza, che promuova la discriminazione per motivi razziali, religiosi o nazionali. L’articolo 4 della legge prevede la reclusione da sei mesi a due anni e una multa da 400.000 lire a 1 milione chi esalta pubblicamente i principi del fascismo e i suoi metodi.
Il saluto fascista è apologia del fascismo?
Alla luce delle due leggi appena citate, il saluto fascista costituisce apologia del fascismo? Sono numerose le denunce che in questi anni sono state sporte per atteggiamenti considerati inneggianti al fascismo in occasione, per esempio, di commemorazioni di vittime di destra. I procedimenti si sono sempre conclusi con assoluzioni o archiviazioni in nome del mancato pericolo di una rinascita del partito fascista che è il cuore dalla legge Scelba. La commemorazione di Sergio Ramelli (il giovane ucciso nel 1975) del 29 aprile 2016 ha segnato un cambio di passo. Mentre la sentenza di primo grado ha assolto gli imputati dall’aver violato la legge Scelba, la Corte d’Appello li ha considerati colpevoli in relazione alla legge Mancino che condanna l’incitamento all’odio.
La parola è passata alla Cassazione che prima di dare il verdetto definitivo ha richiesto il parere delle Sezioni unite. I giudici si riuniranno il 18 gennaio per sciogliere questo nuovo nodo interpretativo interno e chissà che non emetterà una sentenza destinata a passare alla storia.
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