Il salario minimo non è né una novità eclatante e neppure un’innovazione assurda da introdurre nel nostro ordinamento che già di per se lo prevede in Costituzione anche se poi mai nessun governo ha legiferato in merito dal ’48 ad oggi.
Articolo 36 della Costituzione Italiana
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La materia, comunque è delicata ed il fatto che nessuno ci abbia voluto mettere le mani finora fa già presagire cosa si può scatenare all’interno di un dibattito che verta su questa tematica. Il nervo scoperto, inutile nascondersi dietro il dito, è la contrattazione sindacale che dovrebbe uniformarsi al nuovo trattamento economico in previsione di tutta la ricollocazione del sistema delle contrattazioni nazionali e decentrate
Realmente, dunque, non solo in termini giuridici astratti, cos’è questo salario minimo? C’è una casistica nel mondo?
Il salario minimo, nel diritto del lavoro, è la più bassa remunerazione o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti ovvero impiegati e operai
Salario minimo: il confronto
Naturalmente il confronto è serrato fra gli economisti ed i politici perché c’è chi lo ritiene una grande conquista in termini non solo economici ma anche sociali, una conquista di civiltà, e chi lo avversa strenuamente perché andrebbe a rompere gli equilibri del mercato del lavoro e dei mercati in genere.
In realtà si può affermare, a buona ragione, che nessuno sconvolgimento i mercati subirebbero e tantomeno quello del lavoro. I discorsi di limitazione dei liberi mercati in coloro che si richiamano alla teoria neoclassica sia in economia che nella politica economica sono stati sbugiardati non poche volte a partire con il buon Keynes che già lo faceva poco dopo la crisi del 1929.
Salario minimo, sussidi, welfare e reddito di cittadinanza
Ecco, qualcuno a cui piace fare mix di idee, ideologie e fatti non paragonabili in natura comincia a dire che il salario minimo è una specie di sussidio camuffato e che già ha fatto tanti danni il reddito di cittadinanza gettando nello stesso calderone, volontariamente, elementi che seppur coesistono non s’incontrano mai come le famose rette parallele.
Come si può vedere l’Italia non è il solo Paese che non adotta il reddito minimo mensile. E’in buona compagnia di Paesi Industrializzati come il Regno Unito che, però si porta addosso il macigno della Brexit della cui sconsideratezza in queste ore stanno pagando il prezzo in termini di mancanza totale di carburante ed altri meno potenti economicamente.
E’ un mosaico molto interessante quello che emerge dalla lettura di questo grafico Euristat e tutte le diverse posizioni sono ben visibili. Ci sono Paesi con alti livelli di welfare che non lo adottano – quasi tutta l’economia scandinava ad esempio – ed altri che proprio esempi non sono come Cipro e Macedonia del Nord per non parlare di Svizzera ed Austria.
Si sostiene che il salario minimo cozzerebbe contro il principio che il salario deve essere commisurato alla produttività e c’è chi aggiunge il carico da novanta del criterio della produttività marginale. Insomma, un bel rompicapo si direbbe.
Salario minimo: una scelta politica prima che economica
In realtà la scelta di attivare il criterio del salario minimo è tutta politica e non a caso a caldeggiarlo sono PD, M5S e LEU molto tiepida IV (che porta sempre con se il peccato originale consistente nella paternità dell’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori) contrati a vario titolo FI, Lega, FdI, la destra insomma.
Giù, dunque, accuse alle forze politiche favorevoli di voler utilizzare questo argomento come paracadute per, parafrasando qualcuno di qualche anno fa, poter dire “qualcosa di sinistra” ed imbonirsi l’elettorato schierato.
Questa, a nostro avviso, invece è una questione di civiltà non di ‘paraculismo‘ e bisognerebbe tenere maggiormente in conto che la divisione fra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri non è una storiella di sinistra ma, purtroppo, la realtà che qualcuno si ostina a non voler vedere.