Prima dell’avvento dei social network e del loro progressivo entrare a far parte, come una variabile costante, della vita di tutti i giorni, separazioni e divorzi venivano contestualizzati in un modo che oggi appare per certi versi anacronistico. I rapporti si sono evoluti, le relazioni sposano filosofie di confronto differenti: tutto si muove intorno a noi, cambiando a ritmi vertiginosi che non sempre vanno a braccetto con i sentimenti, e la loro sostanziale genuinità.
Difficoltà economiche alle quali non si può far fronte, forti incompatibilità caratteriali, la noia che subentra con l’abitudine, l’incapacità di rinnovarsi e trovare nuovi equilibri nella vita coniugale, vedute inconciliabili sull’educazione dei figli, le ingerenze invasive dei suoceri figurano tradizionalmente tra le motivazioni principali di separazioni e divorzi.
20 anni fa, a fronte di 1.000 matrimoni, si verificavano 160 separazioni e 80 divorzi. Oggi i dati sono raddoppiati. Tra le cause di questi cambiamenti figurano i social network. Se infatti tutte quelle componenti sopra citate si fondono con lo scenario potenzialmente infinito di incontri in rete, i rischi e le conseguenze non sono poi così difficili da immaginare. Di recente lo studio legale australiano “Slater and Gordon Lawyers” ha condotto una ricerca, che ha coinvolto oltre 2mila mogli e mariti, sugli effetti dei social media sulle relazioni matrimoniali. Il primo dato che ne è emerso è che i social network rappresentano il nuovo campo minato dei matrimoni. Foto, post, chat ed altri eventuali fattori sospetti vengono frequentemente citati da chi si rivolge agli avvocati per avviare la pratica di divorzio.
Ma come vanno veramente le cose? La parola all’avvocato Pierpaolo Damiano, matrimonialista.
Diamo un po’ di numeri e caratteristiche. Chi sono e quante sono le persone che oggi scelgono di separarsi?
Le statistiche dicono che una coppia su tre decide di separarsi. Le coppie giovani durano di meno rispetto a quelle più longeve. Si tratta inoltre di una scelta trasversale e che prescinde dalle condizioni sociali dei coniugi e dalla presenza o meno dei figli. A mio avviso il problema è innanzitutto culturale, in quanto oggi separarsi viene considerato un passaggio normale, talvolta quasi scontato.
Alla luce dei recenti cambiamenti, tra l’iter abbreviato del divorzio e il Papa che spinge sulla “gratuità delle procedure” nei processi di nullità matrimoniale, che valenza sta assumendo il matrimonio e di conseguenza l’estrema facilità di rottura del vincolo coniugale?
Il passaggio dai 3 anni a 6 mesi per il divorzio è a mio avviso giusto vista la inutilità, o addirittura la pericolosità, di quest’ampio lasso di tempo. Tempo previsto, almeno teoricamente, per consentire una riappacificazione che solo nel 5% dei casi però avveniva. Quanto alla nullità del vincolo matrimoniale, in virtù della quale viene attribuita al vescovo diocesano la responsabilità di essere lui stesso il giudice competente, il che renderà più rapide e meno costose le procedure. Basterà inoltre un solo grado di giudizio e in caso di matrimonio non consumato, la dispensa potrà essere ottenuta senza processo. Procedimento complessivamente molto più snello, meno macchinoso e soprattutto meno oneroso, salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operai dei tribunali. Anche in tal caso Papa Francesco ha dimostrato tutta la sua grandezza.
In conclusione: se le coppie scoppiano, è davvero tutta colpa dei social network? Qual è il loro effettivo peso nella scelta di separarsi dal coniuge?
Non darei esclusivamente la colpa ai social network. Inutile negare che Facebook, Twitter, WhatsApp, ecc., rappresentino strumenti di conoscenza e di “distrazione”. Se è vero che nel 50% delle separazioni risulta implicato WhatsApp (fonte: Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, 2014), è bene precisare che i social network rappresentano spesso la conseguenza e non la causa della separazione. La noia, la routine e soprattutto il venir meno dell’amore comportano inevitabilmente la fine di un rapporto e la fuga praticamente immediata verso tali strumenti.
A mio avviso, prima di capire perché una coppia si separa, è importante capire perché una coppia decide di sposarsi. Qui il dato più triste: ci si sposa quasi sempre per prassi sociale (come previsto dal “formulario”), perché si è raggiunta una certa età, perché c’è l’orologio biologico che avanza, per interessi o perché dopo tanti anni di fidanzamento è “giusto” farlo! Le coppie dimenticano che ci si dovrebbe sposare unicamente per amore, dinanzi al quale nessun social (e non solo) può opporre resistenza.