C’è chi si è affannato a dire che l’incontro è stato un flop per la poca affluenza, evidentemente dal lamentarsi al prendere posizione ce ne corre e anche i sindaci non fanno eccezione.
L’incontro alla fine ha prodotto un documento che noi vi offriamo in maniera integrale, come nostro costume.
Il Decreto Legge 133 del settembre 2014, cosiddetto “Sblocca Italia”, convertito nella Legge 164, delegittima gli Enti locali e, con esso, le rappresentanze democratiche e le collettività insediate.
Attraverso l’intervento straordinario si impongono ai territori italiani scelte non condivise che riguardano le grandi opere pubbliche, la privatizzazione dell’acqua pubblica, le bonifiche, le trivellazioni, i depositi di gas naturale, gli inceneritori di rifiuti, con effetti devastanti sul paesaggio italiano e sulle sue aree protette.
Con la previsione di varianti urbanistiche “automatiche” e l’attribuzione ai privati di un ruolo che va a detrimento del controllo dell’interesse pubblico si escludono le amministrazioni locali dalla gestione, dalla tutela e dalla valorizzazione dei propri territori.
Con lo Sblocca Italia, come per la “Legge Obiettivo”, si mettono in discussione le fondamenta della democrazia rappresentate dalle amministrazioni locali, primo Ente di prossimità, il cui ruolo è garantito dalla Costituzione.
Per queste ragioni, i Sindaci di numerosi comuni italiani si sono incontrati oggi a Napoli per affermare con forza la volontà propria e delle comunità da loro rappresentate di decidere del proprio futuro attraverso la tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e dei diritti democratici garantiti dalla Costituzione.
Accanto ai Sindaci anche i movimenti, le associazioni e i coordinamenti, in difesa di un’idea di partecipazione fortemente qualitativa, hanno ribadito il proprio no alle scelte poste alla base dello Sblocca Italia, che accentra le decisioni nelle mani di Ministeri, Commissari e Soggetti attuatori.
I Sindaci si sono dati appuntamento a Napoli per confrontarsi sui temi del rilancio produttivo e proporre un’idea di sviluppo diverso che ha nel paesaggio e nel patrimonio culturale le occasioni di crescita economica, per un turismo sostenibile, un’imprenditoria giovanile diffusa, alla quale offrire più che autostrade che attraversano montagne un lavoro che nasce dalla messa in rete delle tante realtà locali. Per questo non possono accettare le grandi e improduttive opere pubbliche che violentano il paesaggio e inaridiscono le terre, salvaguardando quelle opere sentite come utili dalle collettività locali. Opere che, attraverso le agevolazioni fiscali pluridecennali offerte ai costruttori privati, costano 8-10 volte di più del possibile contributo immediato, con effetti sempre più pesanti sui bilanci delle future generazioni.
Con lo Sblocca Italia si autorizza un piano di estrazione di tutto il petrolio e dei gas nel sottosuolo italiano, con il quale si riuscirà a coprire il consumo di energia fossile di uno o due anni al massimo. Scelte in aperto contrasto con la “road-map dell’Europa 2050”. È questo un modello di sviluppo inaccettabile, caratterizzato dal disprezzo per il mare e l’ambiente a favore di interessi legati a fonti di energia pericolose, dimenticando il diritto per la salute dei cittadini e omettendo le informazioni sui dati clinici delle persone che vivono nelle zone interessate. I Sindaci propongono un diverso scenario che punti alla decarbonizzazione e accompagni progressivamente l’Italia verso un’economia basata sulle fonti rinnovabili e l’efficienza delle reti esistenti.
Lo Sblocca Italia ha definito “strategici” persino gli inceneritori di rifiuti, contraddicendo la strategia europea che tratta questi impianti alla stregua di “un male necessario” e pone al primo posto la riduzione della produzione di rifiuti, al secondo la raccolta differenziata e solo al terzo posto gli inceneritori, preferiti alle sole discariche.
Con lo Sblocca Italia e la Legge di Stabilità si tenta per l’ennesima volta di negare le ragioni di 13milioni di italiani che attraverso il referendum sull’acqua pubblica hanno cancellato la privatizzazione dell’acqua. Si spingono gli Enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati. Il tentativo è di affidare l’acqua e tutti i servizi pubblici locali a quattro grandi multi-utility collocate in Borsa, consegnando tale bene nelle mani dei grandi capitali finanziari.
I Sindaci sono sempre stati in prima linea nella richiesta di bonifiche per i territori inquinati dai tanti veleni scaricati nel tempo dalle industrie, per difendere il futuro del proprio territorio e la salute dei cittadini, per questo oggi si oppongono alle finte bonifiche che scaturiranno dalla semplificazione delle procedure ambientali previste nello Sblocca Italia, che rinnega il principio fondamentale della difesa ambientale sintetizzato nell’espressione “chi inquina paga”.
“Criminali “ non sono i Sindaci e i movimenti che lottano per i propri territori ma coloro che attraverso leggi anticostituzionali favoriscono il dilagare di fenomeni corruttivi e le cricche del malaffare.
Contro la volontà delle comunità non si potrà agire, è questo il messaggio chiaro che esce dalla giornata di oggi.
Pertanto, i Sindaci e i movimenti, le associazioni hanno deciso di:
- convocare Consigli comunali monotematici aperti al contributo dei cittadini, al fine sensibilizzare le collettività sulle diverse iniziative in difesa del territorio che stanno attraversando l’Italia da nord a sud;
- costituire una rete permanente dei Sindaci con l’obiettivo di definire proposte concrete alternative da presentare al Governo;
programmare una iniziativa pubblica a Roma, per consegnare al Governo il quadro di proposte definite.
Almeno un contributo alla discussione, sale della democrazia, quest’incontro l’ha dato .