A Napoli il rugby a XV elementi nasce nel 1952, allorquando l’A.P. Partenope, fondata un anno prima, ingloba nelle sue attività sportive il Rugby Napoli appena retrocesso in Serie B dando vita alla sezione rugbystica con la denominazione Partenope Rugby che attualmente milita in Serie B. L’artefice della nascita di questo sodalizio fu l’avv. Salvatore De Luca, uno dei finanziatori del Rugby Napoli del presidente Gioacchino Lauro, figlio del “Comandante”, morto prematuramente nel 1970. La prima formazione fu affidata all’allenatore Guido D’Amato, già allenatore del Rugby Napoli.
L’anno scorso è stato festeggiato il cinquantesimo anniversario della conquista del primo scudetto (1964-1965), vinto all’ultima giornata di campionato quando la Partenope, dinanzi a circa 12000 spettatori, batté allo stadio “Collana” del Vomero la Roma per 14-3. Ma dall’euforia allo sconforto il passo fu breve: dissidi tra la squadra e la società mettono in serio rischio la permanenza nel mondo del rugby, costringendo il presidente Stefano Riccio a chiedere un aiuto per uno sport “povero” (occorrevano circa 12.000 milioni alla sezione rugby per garantire l’attività per l’anno successivo) ad Achille Lauro, deputato alla Camera e proprietario del quotidiano il “Roma”. Grazie a quell’aiuto la Partenope rivinse lo scudetto appena un anno dopo il primo.
Il giocatore più rappresentativo di quegli anni è stato, almeno per me, direi alla pari del grande Elio Fusco, l’estremo Marcello Martone, fratello di Mario, all’epoca presidente della Federazione Italiana Rugby. Nato a Napoli nel 1924, medico di professione, dal 1946 al 1968 ha militato in formazioni napoletane (Napoli Rugby, Partenope, Cus Napoli) Non ha mai indossato la maglia della Nazionale che meritava ampiamente. In compenso, la società Partenope, per i suoi novant’anni, gli ha organizzato, allo stadio Arenaccia, una festa celebrativa, con la sua presenza. Non ricordo se anche altri ex rugbisti abbiano avuto lo stesso trattamento.
In pochi anni il rugby napoletano fu assurto alla ribalta nazionale, al punto da far dire a qualche addetto ai lavori che era nata “la scuola partenopea” di rugby. La squadra raccoglieva risultati positivi su quasi tutti i campi. Il giornale “Roma” lanciò una sottoscrizione per garantire i soldi per affrontare il campionato. I rugbisti partenopei in pochissimi anni bruciarono le tappe verso il successo non solo sportivo, divennero anche un caso di costume, al punto da essere invitati alla Domenica Sportiva che all’epoca era presentata da Enzo Tortora.
Dopo quei primi anni ’60 pieni di successi e notorietà, la squadra andò incontro ad un declino sempre più profondo fino a costringere la Polisportiva, nel 1969, a chiudere la sezione rugbistica.
L’attività verrà ripresa nel 1978 con la denominazione di Amici Pro Partenope, ma già nel 1979 riprende la sua denominazione originaria e si iscrive al campionato di Serie C/1: soltanto nel 1989 farà ritorno in Serie A. Non vincerà più uno scudetto ma con i suoi giovani sarà due volte Campione d’Italia, nel 1990, battendo ad Arezzo la Benetton Treviso con gli Under 15, e nel 1992, sempre ad Arezzo, il Petrarca Padova con gli Under 17.
Oggi la Partenope è in Serie B, ma si sta organizzando per il ritorno in Serie A.