Il ministro per la transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha pubblicato la mappa PiTESAI che individua i punti del territorio nazionale in cui sarà possibile avviare la ricerca e la coltivazione di idrocarburi tramite le tanto famose e criticate “trivelle sostenibili”.
Le trivelle sostenibili, da dove nascono?
Il progetto nacque durante il governo Conte con l’obiettivo di inserire solo dei vincoli per quanto riguarda la ricerca di idrocarburi. Il tutto, però, si evoluto in nome della difesa dell’ambiente e della protezione di aree naturali che non dovranno essere “toccate” dalle attività di ricerca. Tra i vincoli principali anche il via libera a ricercare solo giacimenti di gas e non di petrolio, su terraferma e in mare.
Le aree poste a trivellazione
Secondo il piano Pitesai saranno innanzitutto prese in considerazione solo le richieste arrivate dopo il 2010. Quelle precedenti sono ritenute non più compatibili con le regole dell’impatto ambientale. Per quanto riguarda la terra ferma l’area coinvolta dal Piano sarà pari al 42,5% del territorio nazionale. Quindici in tutto le regioni d’Italia interessate: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto.
Potrebbero poi sbloccarsi una cinquantina di permessi di ricerca per quasi 12mila chilometri quadrati di territorio in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Molise e Puglia. Altri permessi di ricerca per 14mila chilometri quadrati potrebbero coinvolgere Piemonte, Sicilia, Veneto e Marche. Per l’area marina invece si parla di una percentuale dell’11,5% delle zone aperte, e cioè quelle dove è concessa la ricerca e la coltivazione di idrocarburi. Si tratterà delle zone del Canale di Sicilia, le coste dell’Adriatico fra le Marche e l’Abruzzo, le coste di fronte alla Puglia, il golfo di Taranto e le coste di Venezia.
Le aree “protette”
Tra le aree che non potranno più essere toccate dalle attività di ricerca e coltivazione ci sono:
- Valle d’Aosta
- Trentino-Alto Adige
- Liguria, l’Umbria
- Una parte della Toscana
- Sardegna
Per il mare invece si parla del 5% dell’ intera superficie marina sottoposta a giurisdizione italiana.