Distaccarsi dell’immaginario del libro e del film non è facile. Diciamo che è propriamente impossibile parlare a prescindere di Arancia Meccanica dal prodotto romanzo/film. Eppure Daniele Russo, il quale firma l’adattamento e la regia, è partito dalla versione teatrale che Burgess per arrivare ad una propria e personale visione dello spettacolo. «Quando ho letto l’adattamento che lo stesso Burgess ha elaborato a suo tempo per il teatro – ha dichiarato Gabrielle Russo – sono rimasto sorpreso e coinvolto dalla sua completa autonomia drammaturgica. Nella prima parte, al linguaggio originale e caratterizzante dei 4 drughi, si alternano canzoni in versi corredate di libretto e spartito scritto dallo stesso Burgess, aspetto che almeno nella struttura se non nel contenuto mi ha fatto pensare ad un testo brechtiano. Trovando nella parte musicale uno degli elementi distintivi dell’opera, è stato naturale pensare ad un musicista fuori dagli schemi, prorompente ed originale, un musicista che in qualche modo somigliasse ad Arancia Meccanica, Marco Castoldi in arte Morgan». Lo stesso Morgan prende le distanze dal film affermando di «impostatare il mio lavoro cercando di non rendere effeminato Beethoven, come a mio avviso fece Wendy Carlos, pioniere della musica elettronica che realizzò le musiche per il film. Beethoven è assolutamente virile! Nel senso più deteriore del termine, è un vero e proprio macellaio! Beethoven non ha nulla di raffinato, è uno che dà l’accetta sulle note! Gli accordi li divide con una mannaia! La mia musica sarà severa, nazista! E interpreterà la gravità di questa tragica vicenda. E’ una musica dove si sentirà sulla pelle lo squarcio provocato da questo devastante malessere! Sarà una musica cattiva. Molto cattiva».
In scena ci sono Alfredo Angelici, Marco Mario de Notaris, Martina Galletta, Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza, Paola Sambo e a vestire i famigerati panni del protagonista è Daniele Russo che ritorna sulla scena dopo aver interpretato con Stefania Rocca la versione italiana di Ricorda con Rabbia di John Osborne per la regia di Luciano Melchionna. Gli attori si muoveranno in una scatola nera, al cui interno si materializzeranno le visioni di Alex, installazioni di arte contemporanea che si autodistruggeranno nella scena successiva che sono a firma di Roberto Crea, mentre i costumi da Chiara Aversano e le luci di Salvatore Palladino.