Lo sfruttamento degli immigrati
Il rider” del regista e scrittore Aldo Lado edito da Edizioni AngeraFilm è un giallo appassionante, una storia intricante che apre uno squarcio sul tema dello sfruttamento dell’immigrazione. Andrè è un giovane ragazzo arrivato in Italia come clandestino dalla Repubblica Centrafricana. La storia di Aldo Lado è un racconto fatto di sfruttamento, razzismo e violenze, che accomunano non solo gli extracomunitari ma anche le persone con disabilità.
Andrè è un ragazzo provato, ma nonostante tutto, lotta tenacemente per riscattarsi da un destino poco clemente. E’ volenteroso, onesto, ama l’arte e la letteratura. Trova lavoro come rider, viene sfruttato dal suo titolare e si ritrova coinvolto in un omicidio avvenuto nel mondo dell’arte. Due investigatori cercheranno le prove per scagionare André da pesanti accuse.
Attraverso gli occhi del giovane africano, facciamo un viaggio nella società contemporanea. Il romanzo è un’affascinante e dolorosa panoramica su alcune categorie sociali oppresse ed emarginate, sulla loro umanità e sull’ enorme difficoltà di ricostruirsi una vita in un Paese che non li accoglie nel modo giusto. Andrè vorrebbe fare il medico. La sua umanità cattura immediatamente il lettore che scopre il grande amore per la vita che il giovane manifesta, nonostante le sfortune e i dolori patiti.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare diverse battute con l’autore a cui abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più sul suo romanzo.
“Il rider” del regista e scrittore Aldo Lado
Com’è nato “Il rider”? Aveva già in mente la storia?
Marzo 2020. Siamo bloccati in casa dal look down, ma non mi pesa perché io continuo a viaggiare con la mente. Nei telegiornali immagini di una Milano serrata in cui soltanto dei ragazzi, per lo più africani, galoppano nelle strade deserte per consegnare cibi a domicilio. Chi sono?
Il suo libro affronta un tema dolorosamente attuale. C’è stato un evento o una notizia che l’ha colpita particolarmente e che l’ha spinta a scrivere la storia di Andrè?
Per mie giovanili esperienze all’estero so quanto sia difficile vivere ed inserirsi in società e culture diverse, per cui capisco perfettamente travagli e difficoltà di che vive clandestinamente sperando in un avvenire migliore. Tralascio il romanzo “veneziano” che sto scrivendo e decido di parlare di uno di loro.
I suoi personaggi hanno delle vite molto particolari. Ha dato loro un tratto, una caratteristica che fanno parte della sua personalità oppure si è distaccato totalmente dalle sue “creature?”
Approfondisco e scovo delle interviste fatte ad alcuni di questi fuggiaschi scoprendo drammatici passati di dolore e sofferenza che li hanno portati a fuggire dai loro Paesi anche se sanno che rischiano di morire nel viaggio.
E molti muoiono!
Quando ha scritto “Il rider” ha pensato di lanciare un messaggio ai suoi lettori? E se sì, quale?
Durante un lavoro fatto in Africa avevo constatato la profonda fede cattolica che sorreggeva gente poverissima, ma capace di togliersi il riso di bocca per sfamare il più bisognoso. Scrivo la storia di André, e ne esce un personaggio ricco di sensibilità e sfumature, ma non voglio fare un saggio per stigmatizzare chi vorrebbe che questa gente venga respinta e ributtata in mare.
Decido per un romanzo giallo in cui un Rider, sfruttato e clandestino, viene suo malgrado coinvolto in una serie di omicidi che avvengono nel mondo del mercato dell’arte che conosco abbastanza bene. Sarà il pretesto per raccontare chi sono molti di questi “fantasmi” che vediamo sulle nostre strade.
Lei è anche un regista e oltre a diversi romanzi gialli, ha realizzato molti film horror e thriller. Cos’è che la attira di questo genere?
La scelta del “giallo” è funzionale al coinvolgimento del lettore nella vicenda per cui ritengo di riuscire a far passare il mio messaggio.
A volte le persone che si incontrano sono davvero inaspettate e diverse da come si immagina che siano…
Tematica a cui sono stato sempre sensibile, e presente anche se in modo negativo nei miei film “Chi l’ha Vista Morire?” e “L’Ultimo Treno della Notte”. Qui lo sarà in un’ottica positiva, e creo i profili dei personaggi che affiancheranno André.
Laura, una delle tante persone che dedicano parte del loro tempo al volontariato, uno degli aspetti migliori della nostra società. Don François , uno dei numerosi sacerdoti africani che sopperiscono nelle nostre parrocchie alla carenza di vocazione degli italiani. Michele Arrigoni, un giornalista paraplegico che non ha buttato la spugna e continua a battersi contro malcostume e ingiustizie. Come tanti! Teresa, laureanda emancipata, mi aiuterà a far scoprire la fragilità di André e il lato quasi naif del personaggio.
Ci racconta qualche sua abitudine di scrittura? Quando si appresta a scrivere un romanzo cosa fa? Lascia che le parole scorano libere, crea una scaletta, fa un bel viaggio?
Creo la scheda con il profilo del colpevole e le figure coinvolte. Strutturo la scaletta come facevo per le sceneggiature e attacco a scrivere d’impeto. Le pagine si riempiono con facilità come se qualcuno mi dettasse e faccio quasi fatica a seguire quello che mi viene in mente.
Aprile 2020. La prima stesura è pronta e dedico il mese successivo a correggere, affinare e a strutturare l’impaginazione.
Giugno 2020. Il libro esce dalla stampa.
foto di copertina: Lado con Ennio Morricone