Il ministro inglese per l’Energia e il Clima, Amber Rudd, annuncerà l’intenzione del governo del Regno Unito di programmare la fuoriuscita dal carbone, come fonte impiegata nella produzione di elettricità, tra il 2023 e il 2025. La decisione del governo britannico rientra in un piano teso a garantire la decarbonizzazione e la sicurezza energetica del Paese.
Le parole del ministro appaiono a tal riguardo molto chiare. Afferma Rudd: «Non può essere accettabile, per un’economia avanzata come quella del Regno Unito, affidarsi a centrali a carbone inquinanti, ad alta emissione di gas serra e vecchie di 50 anni. Voglio essere chiara: non è questo il futuro. Dobbiamo costruire una nuova infrastruttura energetica, adatta al 21esimo secolo».
Greenpeace accoglie con aperto favore l’annuncio del ministro britannico. Nella stessa giornata, peraltro, Enel presenta un update del proprio piano industriale che vede la multinazionale italiana rafforzare la sua strategia di decarbonizzazione. Nei piani di Enel, il Capital Expenditure al 2019 vedrà gli investimenti in rinnovabili arrivare al 53 per cento, mentre quelli per la generazione convenzionale scenderanno dal 17 per cento (2014) al 9 per cento; ma, soprattutto, i nuovi target operativi dell’azienda prevedono una maggiore crescita delle rinnovabili, nel mix di generazione, dal 38 per cento (2014) al 52 per cento (al 2019). Nello stesso periodo il carbone si contrarrà dal 18 per cento al 13 per cento. In altre parole, l’azienda programma un aumento della quota da rinnovabili prevista al 2019 (quattro punti in più) e una più marcata diminuzione della quota da carbone, che scende di quattro punti in più rispetto al piano precedente dello scorso marzo.
«I Paesi con più capacità di visione del futuro industriale, così come le aziende più innovative, oggi fanno scelte molto chiare: escono dal carbone e puntano su tecnologie di generazione più pulite. Che a farlo oggi sia il Regno Unito, dove il carbone segnò l’inizio dell’età industriale, è ancor più significativo», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «Lo scorso giugno, parlando di politiche sul clima, Renzi definì il carbone come ‘il nostro nemico‘. Ebbene, il parco a carbone in Italia è la metà di quello del Regno Unito, dove questa fonte soddisfa il 30 per cento circa della produzione elettrica, mentre nel nostro Paese arriva appena al 13 per cento. Cosa aspetta l’Italia a fare sul serio e a sbarazzarsi di un residuo industriale divenuto imbarazzante per molti altri governi?’, conclude Boraschi.