20 e 21 settembre saranno i giorni del referendum sul taglio dei parlamentari e delle regionali con i fronti del si e del no già in campo. Dopo tanti rinvii, causa lockdown, gli italiani potranno andare al voto e decidere se rendere effettiva la riforma che vuole il taglio di 345 parlamentari.
Il quesito sul referendum per il taglio dei parlamentari: come si dividono i due fronti
Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – Serie generale – n. 240 del 12 ottobre 2019?
Questo è il quesito referendario che gli italiani avranno di fronte nelle giornate del 20 e 21 settembre. Rispondere “Si” per accogliere la riforma oppure “No” per bloccarla. Quello per cui andremo a votare è un referendum confermativo, disciplinato dall’articolo 138 della Costituzione, per il quale non è previsto il raggiungimento di nessun quorum particolare. Quindi se i sì superano i no il taglio dei parlamentari verrà confermato e 345 poltrone eliminate. Per votare basta essere maggiorenni ed essere in possesso della tessera elettorale e di un documento di identità.
Il fronte del Si
Due fronti si sono naturalmente creati in occasione di questo referendum. Il “partito del Si” vede in prima linea il Movimento 5 Stelle che del taglio dei parlamentari ha fatto il “cavallo di battaglia” in campo di programma elettorale. Prima con la Lega di Salvini e poi col PD di Zingaretti, il movimento guidato da Luigi Di Maio è riuscito a mettere in piedi questa riforma ed arrivare al voto referendale. Una battaglia, quella del taglio dei parlamentari, che vede non solo il M5S ma anche la Lega (precedente alleato di governo dei pentastellati), il Partito Democratico e Forza Italia che hanno ribadito più volte il proprio si alla riforma. Il fronte del Si garantisce che il taglio dei parlamentari porterà:
- risparmio nelle casse dello Stato pari a 100 milioni di euro all’anno
- snellimento nelle procedure parlamentari
Il fronte del No
Dall’altra parte troviamo il “partito del No” formato da +Europa, Azione, Sinistra Italiana, Volt Europa, MAIE, Unione di Centro, Partito Socialista Italiano, Europa Verde, Vox Italia e Centro Democratico.
Queste sono le motivazioni di chi voterà No al referendum.
- Il vero risparmio non sarebbe di 100 milioni l’anno ma di 82 milioni (53 milioni alla Camera e di 29 milioni al Senato), che poi diventerebbero 57 milioni (285 a legislatura) in quanto va considerato lo stipendio netto e non quello lordo.
- La riforma riduce in misura sproporzionata e irragionevole la rappresentanza di interi territori.