In collaborazione con l’Università Statale di Milano parte il progetto pilota, una progettazione innovativa per il recupero del reticolo idrico minore.
Oltre un milione di euro per avviare il recupero del reticolo idrico minore in buona parte costruito e progettato nel medioevo, per smaltire l’eccesso di acque meteoriche e l’innalzamento della falda che crea numerosi problemi nelle nostre città. E’ questo il contenuto del progetto di Gruppo CAP e Consorzio Est Ticino Villoresi (ETVilloresi), che hanno avviato la prima fase di studio coordinato dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano.
Il progetto si pone l’ambizioso obiettivo di riattivare per la raccolta delle acque di pioggia, di falda e di scambio geo termico in eccesso, il sistema di rogge, canali e fontanili del reticolo idrico minore la cui costruzione risale a più di otto secoli fa. Molte sono le città, infatti, a partire da quella metropolitana di Milano, che a ogni fenomeno di pioggia intensa vedono allagarsi i propri quartieri. La causa principale è la diffusa cementificazione e impermeabilizzazione del suolo e delle aree fluviali.
L’acqua non può più essere smaltita solo con l’implementazione di strutture come le vasche volano, ma è necessario gestirla in forma ambientalmente integrata anche per un possibile, ecologico ed efficace reimpiego.
Gruppo CAP, con un investimento di un milione di euro, riporterà alla luce un ambiente perduto: insieme al Consorzio ETVilloresi e grazie a uno studio del reticolo idrico condotto dall’Università di Milano recupererà quanto già i cistercensi avevano fatto con le marcite e i canali di irrigazione per far defluire le acque in eccesso, evitando per quanto possibile gli effetti rovinosi delle bombe d’acqua, e sfruttare l’acqua in eccesso in agricoltura. Si tratta di un percorso di prevenzione che mette in campo soluzioni progettuali innovative di ingegneria idraulica e ambientale. Le acque raccolte saranno così convogliate in polmoni di fitodepurazione e poi utilizzate nel settore agricolo.
“Gruppo CAP, in qualità di gestore del servizio idrico, afferma da tempo di essere pronta ad occuparsi delle acque meteoriche, la cui gestione oggi è parcellizzata fra troppi enti diversi, e grazie questo progetto diventa protagonista nella complessa dimensione idraulica del territorio – ha affermato Alessandro Russo Presidente di Gruppo CAP -. Oggi la sfida è quella di governare i processi di trasformazione urbana progettando un’infrastruttura idrica intelligente e diffusa dove non basta ‘contenere’ le acque attraverso la proliferazione di vasche e bacini artificiali ma serve introdurre i concetti di resilienza idrica nei criteri di progettazione ed esecuzione di edifici e quartieri. Sono necessarie soluzioni innovative per una gestione smart dell’acqua, come quelle messe a punto dalla Città di Essen, Green Capital Europea 2017, aumentando la sicurezza a tutto beneficio dei cittadini rispetto ai rischi connessi ai fenomeni climatici estremi”.
La gestione delle acque meteoriche è un tema che riguarda l’intero sistema idraulico del Paese che deve fare i conti con l’aumento, rispetto a trent’anni fa, della frequenza degli eventi climatici estremi: nove volte più frequenti negli ultimi dieci anni. Attualmente sui nostri territori non esiste una gestione separata delle acque di pioggia che confluiscono, come le acque provenienti da condizionatori domestici e di grandi complessi, in fognature e depuratori progettati per gestire le acque di scarico domestico e industriale. L’eccesso di acque meteoriche all’interno dei depuratori rende meno efficiente la depurazione e, raggiunto il limite di contenimento, diventa inevitabile che esse si riversino direttamente nei corpi idrici superficiali (fiumi, canali, rogge…)
Gli eccessivi interventi dell’uomo sull’ambiente hanno, da un lato determinato una manomissione dei tanti piccoli canali progettati in epoca medievale e rinascimentale mentre, dall’altro, hanno impermeabilizzato con asfalto e cemento grandi porzioni di terreno rendendo impossibile l’assorbimento dell’acqua. Questo, sommandosi all’innalzamento della falda, è causa di allagamenti di cantine, box, tunnel e metropolitane e porta a una situazione di continua emergenza.
“Siamo molto soddisfatti dell’accordo sottoscritto che permetterà al Consorzio Est Ticino Villoresi e al Gruppo CAP di lavorare in sinergia per un utilizzo intelligente del reticolo idrico superficiale – ha dichiarato Alessandro Folli Presidente del Consorzio ETVilloresi -. In qualità di autorità idraulica per la rete gestita nel proprio comprensorio, ETVilloresi saprà garantire conoscenze, esperienze e professionalità per effettuare gli adeguati approfondimenti tecnico-scientifici. Il recupero e il miglioramento della funzionalità idraulica dei canali gestiti, anche attraverso l’immissione di acque esterne compatibili con gli usi irrigui, rappresentano senza dubbio modalità efficaci di tutela territoriale. I Consorzi di bonifica possono fare la differenza nella lotta contro il rischio idrogeologico e accordi, come quello appena siglato con il gruppo CAP, non possono che potenziare il contributi apportato sul fronte della salvaguardia dei nostri territori, sempre più messi a dura prova da fenomeni meteorologici particolarmente intensi e frequenti – ha sottolineato Folli”.
Il primo progetto pilota riguarderà il fontanile Briocco, sul territorio di Rho, che verrà recuperato, collegato ai successivi tratti del reticolo idrico e dove saranno convogliate le acque di pompaggio di falda di un grande parcheggio interrato e le acque di scambio termico del condizionamento di un cineteatro.
L’utilizzo del reticolo idrico minore per intercettare le acque di pioggia è una delle 21 azioni messe in campo da CAP con il programma CAP 21 per rispondere alle questioni aperte da Cop 21, la Conferenza sul clima che si terrà tra qualche giorno a Parigi. I 21 impegni di sostenibilità si riassumono in sette grandi aree di intervento: #Acquadabere, #Acquadarecuperare, #acquadavalorizzare, #Acquadacostruire, #Acquadarisparmiare, #Acquadainnovare e #Acquadasostenere