Il Rave Party al lago di Mezzano o come qualcuno lo definisce “free party” – ma qui la libertà non c’entra proprio nulla – si è concluso ma sta suscitando ancora una serie di polemiche e prese di posizione che vale la pensa fissare ed approfondire un pochino e, perché no, offrirvi anche qualche considerazione in merito.
Al di là del discorso già fatto che in tempo di pandemia accettare una manifestazione di tale impianto è pacificamente non accettabile e del tutto esecrabile e si spera che nessuno sia talmente stolto da volere obiettare in senso contrario, resta intatto il discorso sul perché si sia verificato un evento del genere.
Quali le motivazioni profonde, quali le dinamiche con cui si è organizzata e realizzata una mostruosità di tale portata? Beh non certo le solite manfrine sulla libertà e sulla necessità dei giovani di evadere e trovare situazioni per realizzare la voglia di vita che questi incarnano nell’immaginario collettivo.
Niente di tutto ciò e nemmeno la riproposizione di assurdi paragoni fra eventi storici come i festival di Woodstock o dell’Isola di Wight e questo guazzabuglio di varia umanità che affolla da una settimana, ormai, le sponde del Lago di Mezzano.
Il Rave Party al lago di Mezzano: la retorica
La retorica sui giovani ed il loro divertimento è diventata davvero patetica sia se fatti dai soliti che abbaiano alla luna sottolineando come le ‘povere’ discoteche siano state fra le attività più tartassate dalla pandemia e dai provvedimenti restrittivi, colpevolmente e volontariamente dimentica che sono queste fra i veicoli privilegiati del virus che sfrutta a piacimento tutti i luoghi affollati.
Si, anche trasporti e scuola e cinema e teatri e chi più ne ha più ne metta.
Qui siamo di fronte ad una cosa diversa, organizzata in clandestinità, che produce una circolazione accelerata non solo del virus ma di una quantità di sostanze stupefacenti e di abusi alcolici, quelli si da fare letteralmente paura.
Una manifestazione di stupidità senza appello da qualsiasi parte la si guardi al netto di sociologismi di facile fattura sui giovani ed il ruolo sociale dell’aggregazione dei massa identitaria per età, soprattutto.
Il Rave Party al lago di Mezzano ma non solo
Non di meno, in tema di stupidità, gli altri due episodi appena verificati nel concerto di Salmo, il rapper sardo, ad Olbia con migliaia di persone ammassate e urlanti senza soluzioni di continuità in contorsioni fisiche e mentali davvero difficili da capire.
Con l’opinione pubblica spaccata e rovesciata fra un De Gregori che elogia addirittura l’iniziativa e Fedez che sottolinea la furbata tutta italiana di chi, in barba a tutte le disposizioni anti covid, si fa il suo concerto (?!) mentre tutti gli altri rispettosi delle norme aspettano da quasi due anni.
Salmo ha risposto che lui è un artista e come tale rompe le regole, come se gli altri non fossero artisti perché le regole le rispettano avendo cura degli altri oltre che del proprio ego.
Il rave è cosa diversa, è materia di ordine sanitario o meglio di ordine pubblico. Questo è incontrovertibile. E’ vero che queste persone accalcate sul lago non sono su un suolo pubblico ma privato, è pur vero che queste manifestazioni vanno prevenute e non certo affrontate quando si realizzano; ma è pur vero che il morto c’è già scappato e abusi di ogni genere si sono già verificati.
Il Rave Party al lago di Mezzano, di chi le responsabilità?
I tutori dell’ordine dove sono? Cosa fanno? E’ stato predisposto un piano per affrontare al meglio la situazione che non significa certo affluire li in tenuta anti sommossa e sgombrare l’area tirando ad alzo zero? Tutta la catena di comando delle forze dell’ordine dal Viminale a cascata fino a quelle territoriali daranno conto ed a chi di tutto ciò che si è verificato?
Perché chi doveva prevenire non è intervenuto per tempo?
Una serie infinita di domande a cui ci piacerebbe che qualcuno desse una risposta.
In altra sede, poi, vorremmo fare un bel discorso su che cosa significa vivere questi tempi e quali siano le giuste ragioni e le pretese assurde di chi guarda alla salute pubblica ed al bene comune e di chi invece non riesce a vedere oltre il proprio piccolo mondo costruito sull’egoismo e sulla presupposizione.
Il problema non è che si organizzino rave, i l problema è che c’è gente che ci va.