(Adnkronos) – “Nessuno ha mai costruito un ponte così grande, quindi è una sfida incredibile”, con queste parole Raimondo Betti, professore di Ingegneria presso la Columbia University e tra i più grandi esperti in materia di ponti sospesi, presenta ai microfoni del Wall Street Journal il progetto del ponte sullo Stretto. Il Parlamento italiano ha da poco approvato, infatti, il piano per costruire il ponte sospeso più lungo al mondo tra la Sicilia e la terraferma, un’area soggetta a venti di 170 miglia all’ora, forti correnti marine e terremoti, “un’opera imponente, che potrebbe contribuire a risolvere uno dei maggiori problemi del Sud Italia collegando 5 milioni di persone in Sicilia alla terraferma”, spiega il Wsj.
Ponte sulle stretto: il progetto e il WSJ
Il progetto del ponte, che avrà una lunghezza di circa 3.540 metri (2,2 miglia), potrà dare lavoro a circa 100.000 persone, contribuendo a ravvivare l’economia, depressa, del Sud Italia. Fondamentali saranno le due torri gigantesche che sosterranno il ponte, “ognuna alta 100 piedi (circa 30,5 metri, ndr.) in più dell’Empire State Building di New York”, specifica il quotidiano statunitense di economia e finanza che elogia la maestosità del progetto. D’altronde le difficoltà che dovrà affrontare il consorzio guidato da Webuild sono molte, e rappresentano una sfida epocale per il mondo ingegneristico.
Secondo gli esperti, l’area destinata al ponte sullo Stretto è il punto di incontro tra le placche tettoniche eurasiatica e africana. Una faglia notoriamente attiva, che ha causato una scossa di magnitudo 7,5 nel 1908 e una di magnitudo 6,1 centocinquant’anni dopo. Il progetto è studiato per far sì che, in caso di terremoto, il ponte si pieghi lentamente, subendo una ridotta attività sismica, grazie a “uno dei più recenti sviluppi ingegneristici del ponte”, ovvero i montanti a forma di clessidra illustrati chiaramente nel video del Wall Street Journal.
Montanti
Questi montanti permettono alle gambe di flettersi più di un tradizionale puntone a croce, abbattendo l’intensità sismica di eventuali terremoti. Non solo. Il Professor Betti, consulente per i primi progetti del Ponte di Messina negli anni Novanta, spiega come la lunghezza del ponte sia fondamentale per conferire alla struttura molta più flessibilità di quanta ne avrebbe altrimenti. In definitiva, il progetto guidato da Webuild sta mettendo a punto degli strumenti di elevata ingegneria che consentirebbero al ponte di resistere a un terremoto di magnitudo 7,5 il che lo renderebbe la struttura con la più alta resistenza sismica al mondo. Ma I terremoti non sono l’unica sfida da vincere.
“La principale preoccupazione, a mio avviso, è il vento”, spiega Betti. A volte, in questa area si raggiungono le 170 miglia orarie, velocità devastanti per i ponti. Nel 1940, il ponte sospeso di Tacoma, a Washington, che all’epoca era il terzo più lungo al mondo, è crollato proprio a causa del forte vento. Il progetto di Webuild punta su diversi asset per far sì che il vento, arrivando sul ponte, si muova come fa l’ala di un aereo senza generare un impatto preoccupante per la struttura e le vetture.
Strumenti ingegneristici
Secondo le stime, tutti gli strumenti ingegneristici inseriti nel progetto dovrebbero far resistere il ponte di Messina a venti fino a 186 miglia all’ora, la velocità massima del vento di un uragano di categoria cinque, spiega il Wsj. Il progetto prevede tre sezioni: le due esterne destinate al traffico veicolare, quella centrale destinata al traffico ferroviario che spingono la capacità della struttura fino a 6.000 auto all’ora e 200 treni al giorno. Per percorrere i circa 3,5 chilometri del ponte sullo Stretto, ci vorranno circa dieci minuti di auto, il che permetterebbe un enorme abbattimento dei tempi rispetto ai 40-60 minuti oggi necessari per attraversare lo Stretto.
Attualmente, i funzionari prevedono di iniziare i lavori a metà del 2024 e di terminare il ponte all’inizio del 2030. Le difficoltà e i costi del progetto, stimati in circa 13,5 miliardi di euro, sono ovviamente elevati, ma il ponte sullo Stretto rappresenta una grande opportunità per collegare la Sicilia non solo con la penisola italiana, bensì con il continente europeo, rendendo molto più efficienti le relazioni commerciali.
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