“L’uomo si realizza se è capace di sedersi a terra a livello dell’altro e parlare con lui finché non gli diventa amico”. Questo è l’antico proverbio del Malawi che appare a grandi lettere sulla home page del sito ufficiale del progetto e riassume in poche semplici parole lo spirito che anima i gruppi di Arte Migrante.
Il progetto nasce a Bologna nel 2012 dall’iniziativa di un giovane studente di antropologia, Tommaso Carturan, e di altri amici incontrati sotto i portici cittadini. L’idea è quella di creare un gruppo apartitico e aconfessionale, aperto a tutti, totalmente gratuito, in cui creare inclusione sociale attraverso l’arte.
L’iniziativa ha molto successo e vi partecipano le più svariate tipologie di persone: anziani, bambini, italiani, stranieri, studenti, lavoratori, disoccupati, senza dimora, atei, cristiani, musulmani o credenti in altre fedi, etero, gay… Ogni distanza culturale e sociale viene abbattuta in nome della condivisione dell’arte e del cibo in uno spazio e un tempo definiti e circoscritti in cui si smette di essere etichettati in altro modo che non come “esseri umani”, “fratelli/sorelle” o al limite “artisti”, una vera e propria “prejudice-free zone” alimentata da canzoni, danze e poesie.
In pochi anni nascono gruppi in molte zone del territorio italiano. Dopo quello di Bologna i cerchi di Arte Migrante prendono vita a Modena, Torino, Cuneo, Como, Reggio Emilia, Imola, Palermo, Modica, Padova, Settimo Torinese e Latina e sono da poco nati anche un gruppo in Spagna, a Saragoza, e uno a Dresda in Germania.
Le serate si strutturano in tre momenti:
– un primo momento di presentazione, in cui tutti e tutte si presentano seduti in un grande cerchio;
– la cena, durante la quale chi può mette in condivisione ciò che porta da casa, possibilmente un piatto tipico della propria terra d’origine;
– il momento della condivisione artistica. Di nuovo tutti in cerchio, chi vuole si mette in gioco con qualunque forma artistica desideri: canto, danze, musica, teatro, poesia.
Generalmente i gruppi si ritrovano in spazi chiusi ma vengono organizzati anche degli incontri nelle piazze, per coinvolgere nuove persone e far conoscere e vivere la speciale atmosfera di Arte Migrante a chi ancora ne ignora l’esistenza.
Dal 2016 è poi nato il campeggio annuale di Arte Migrante, durante il quale laboratori, seminari, workshop, conferenze, attività di gruppo e ovviamente esibizioni artistiche si alternano in uno spazio verde, dove si può riflettere su temi quali educazione alla pace, diritti umani, migrazioni, nuove povertà.
Dice Vanessa Marotta, operatrice dell’LVIA, tra i fondatori del numeroso gruppo di Arte Migrante Torino: “La sensazione che si prova quando si è nel cerchio di Arte Migrante potrei definirla “primordiale”. Personalmente provo una grande pace interiore nel silenzio, nella conformazione del cerchio e in quello che poi all’interno del medesimo si realizza e si mette in scena. Perché l’ascolto e il concedersi all’altro rendono possibili il riconoscimento reciproco, il guardare l’altro e il vederlo per quello che è, per la sua umanità. Il linguaggio dell’arte ci mostra come appartenenti tutti alla stessa Terra. Questo è ciò che provo: un senso di radicamento a un suolo, a una terra, che è di tutte e di tutti. L’ascolto dell’espressione artistica altrui ha, per chi all’interno del cerchio si lascia andare, una valenza terapeutica, nel percepire il tutto non come un “consumo” o un’“acquisizione” di arte ma come una “metabolizzazione” della stessa, lasciando penetrare i vari linguaggi della bellezza del mondo attraverso i pori”.
Quando domandiamo ad Ayoub Moussaid, marocchino di origine, insegnante di teatro e studente, attivo nel volontariato e tra i fondatori del gruppo torinese e di quello cuneese le ragioni che l’abbiano portato ad occuparsi del progetto, ci risponde: “Ho iniziato perché mi sentivo coinvolto a trecentosessanta gradi in un progetto di inclusione inter-culturale, essendo arrivato in Italia come irregolare e avendo vissuto sulla mia pelle un periodo di esclusione sociale e politica. Quando ho iniziato a sentirmi più integrato ho deciso di dare una mano a chi arriva ora perché possa sentirsi più accettato anche lui. Arte Migrante è un cerchio che include, in cui ognuno sente l’altro vicino e se ne prende cura. Da Torino abbiamo deciso di tentare l’esperienza anche a Cuneo, nella provincia in cui abito, dove si è creata da subito comunità, pace, fratellanza. Cuneo ha bisogno di iniziative del genere, ogni città ne ha bisogno, il mondo intero ne avrebbe bisogno”.
Vanessa spiega come procedere a chi fosse interessato a creare un gruppo di Arte Migrante sul proprio territorio: “Arte Migrante non vuole necessariamente affermarsi come identità, essere una complessità sociale. E’ semplicemente un metodo, un dispositivo attraverso cui fare comunità. Chiunque volesse provare a creare un gruppo dovrebbe essenzialmente focalizzarsi sulla propria comunità, sul proprio territorio di appartenenza cercando di individuare quali sono i suoi bisogni, le sue risorse locali, le persone disponibili a sposare il metodo e farlo proprio impegnandosi . Dopodichè è consigliabile ma non obbligatorio venire a vedere come opera qualche gruppo già attivo, ma questo non è assolutamente vincolante perché Arte Migrante è di tutti, non è proprietà di nessuno ed è libera di crescere in ogni territorio in modo compatibile con le esigenze di chi lo vive”.
Così recita il manifesto ufficiale di arte Migrante:
“Siamo donne e uomini che hanno speranza. Crediamo nella condivisione come strumento per il riscatto sociale, nel rapporto umano come strumento di pace.
L’accoglienza e l’ascolto reciproco sono la guida del nostro agire, perché solo attraverso l’incontro con l’altro possiamo comprendere noi stessi e costruire il futuro.
Siamo convinti che la discriminazione, il potere, il denaro non possano essere i valori guida del nostro mondo.
Ripudiamo ogni forma di violenza, compresa l’indifferenza e riteniamo che il confronto sia un vero strumento di pace.
Costituiamo una comunità che vuole essere esempio e punto di partenza per un nuovo stile di vita.
Valorizziamo le diversità di qualsiasi genere, per l’uomo fonti di energia inesauribili e sempre rinnovabili. Doniamo ciò che abbiamo in abbondanza: sorrisi, abbracci, esperienze di vita.
L’arte è il cuore pulsante del nostro stare insieme, il nostro manifesto, il nostro grido alla vita!”