Che arrivi dal Fondo Monetario Internazionale o dalla Banca Mondiale, dall’Ilo o dall’Ocse, c’è qualcosa sul quale ogni rapporto economico è d’accordo: i governi del mondo non fanno abbastanza per abbattere il divario salariale che ancora separa i due sessi.
Un appello che le principali istituzioni internazionali ripetono da anni e che finora è stato raccolto in maniera concreta da un governo solo, quello di Reykjavik.
L’Islanda è infatti il primo Paese al mondo a sanzionare per legge le aziende e le pubbliche amministrazioni che paghino le donne meno degli uomini.
La nuova norma è valida per le società con più di venticinque dipendenti, che dovranno ottenere un certificato del governo che provi la loro aderenza ai nuovi criteri.
Chi non sarà in grado di provare il rispetto delle nuove regole, sarà sottoposto a sanzioni economiche.
L’Islanda è, secondo il World Economic Forum, il Paese dove vige la maggiore parità tra i sessi. Il “gender pay gap”, secondo la formula anglosassone, persiste ancora però nella nazione nordica, sebbene sia stato abbattuto del 10% dal 2006, quando il divario ha iniziato a essere misurato. L’obiettivo del governo è eliminarlo entro il 2022.