Il primo obiettore di coscienza in Italia è stato Remigio Cuminetti. Il suo, è il primo caso documentato di obiezione di coscienza. Il suo rifiuto della violenza si fondava su una forte fede religiosa; apparteneva, infatti, al gruppo Studenti Biblici di San Germano Chisone che un giorno sarebbero diventati i Testimoni di Geova. Cuminetti rifiutò di indossare la divisa per andare a combattere durante la Prima Guerra Mondiale. Quando le Officine RIV furono militarizzate, rifiutò di essere considerato un soldato come disposto dall’esercito e nel 1916 fu arrestato per insubordinazione. Condannato a tre anni di reclusione, dopo solo un anno fu sottoposto a un nuovo processo e per evitare una condanna a morte, accettò di entrare nel Corpo di Sanità dell’esercito. Il suo unico compito sarebbe stato soccorrere i feriti e recuperare i caduti. Nel 1918 fu ritenuto infermo di mente e rinchiuso nel manicomio fino alla fine della guerra.
Cosa vuol dire essere obiettore di coscienza?
Essere obiettore di coscienza significa significa esercitare la libertà di coscienza rifiutandosi di ottemperare a una disposizione che, pur essendo sancita dalla Costituzione, contravviene ai propri principi. In genere l’obiezione di coscienza è riferita al servizio militare e si basa su motivazioni religiose. Non sono escluse, però, motivazioni più laiche che fanno riferimento a un sentimento pacifista.
Quando nasce l’obiezione di coscienza?
L’obiezione di coscienza come sentimento nasce all’interno delle prime comunità cristiane. Massimiliano di Tebessa, vissuto nel secondo secolo d.C. può essere considerato a tutti gli effetti il primo obiettore di coscienza della storia. Si rifiutò di arruolarsi nell’esercito e fu giustiziato a soli ventun anni. La Chiesa lo ricorda oggi come il santo patrono degli obiettori.
In che anno è stata riconosciuta l’obiezione di coscienza in Italia?
L’obiezione di coscienza è stata regolata in Italia nel 1972 grazie alla legge n. 772. L’opinione pubblica, negli anni Sessanta, si mostrò particolarmente sensibile al problema. Promossa dal senatore Giovanni Marcora, la legge sancì la possibilità di rifiutare il servizio militare per motivi religiosi, morali e filosofici. Il servizio di leva venne sostituito da un servizio non armato. L’approvazione della legge, pur con i suoi limiti, rese possibile la scarcerazione di molti obiettori. Prima di allora, infatti, esercitare l’obiezione di coscienza era considerato alla stregua della diserzione ed era punito con la reclusione o l’internamento in ospedali psichiatrici. La legge alla quale facciamo riferimento oggi, però è quella approvata nel 1998 che sancisce l’obiezione di coscienza come diritto del cittadino.
Che cos’è l’obiezione di coscienza che viene praticata oggi?
Oggi l’obiezione di coscienza è riconosciuta in tre ambiti: servizio militare, aborto e sperimentazione animale. L’obiezione di coscienza nei confronti della sperimentazione animale è regolata dalla legge n. 413 del 1993. Per quanto riguarda l’aborto, invece, l’obiezione di coscienza riguarda i medici in relazione alle interruzioni volontarie di gravidanza. I medici obiettori possono praticare aborti solo nei casi in cui si evince un pericolo per la salute della gestante.
In copertina foto di Silviu on the street da Pixabay