Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato la informativa periodica “Attività Internazionale”, uno strumento incentrato sulle novità e gli sviluppi in ambito internazionale, su cui si è focalizzata maggiormente l’attenzione e l’analisi della categoria.
Il documento analizza il Piano di investimenti sostenibili che il Parlamento europeo ha approvato per supportare la strategia del Green Deal europeo, dedicando particolare attenzione al “meccanismo per una transizione giusta”, per garantire che il passaggio a un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno. Nel dettaglio, il piano si articola su tre livelli. Per quanto riguarda il finanziamento si prevede di mobilitare almeno 1.000 miliardi di euro di investimenti sostenibili nei prossimi dieci anni.
Il bilancio UE destinerà all’azione per il clima e l’ambiente una quota di spesa pubblica senza precedenti, attirando i fondi privati, con un ruolo di primo piano della Banca europea per gli investimenti. Sono attesi incentivi per sbloccare e riorientare gli investimenti pubblici e privati. L’UE fornirà strumenti utili agli investitori, facendo della finanza sostenibile un pilastro del sistema finanziario. Infine, per quanto riguarda il sostegno pratico, la Commissione fornirà supporto alle autorità pubbliche e ai promotori in fase di pianificazione, elaborazione e attuazione dei progetti sostenibili. Tre le fonti principali di finanziamento.
Il Fondo per una transizione giusta, per il quale saranno stanziati 7,5 miliardi di euro di nuovi fondi UE, che si sommano alla proposta della Commissione per il prossimo bilancio a lungo termine. Per poterne beneficiare gli Stati membri dovranno individuare i territori ammissibili mediante appositi piani territoriali per una transizione giusta, di concerto con la Commissione.
Dovranno inoltre impegnarsi a integrare ogni euro versato dal Fondo con contributi dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dal Fondo sociale europeo Plus, nonché con risorse nazionali supplementari. Ciò dovrebbe tradursi in finanziamenti totali dell’ordine di 30-50 miliardi, che mobiliteranno a loro volta ulteriori investimenti. Il Fondo per una transizione giusta concederà principalmente sovvenzioni alle regioni: sosterrà i lavoratori, aiutandoli ad esempio ad acquisire abilità e competenze spendibili sul mercato del lavoro del futuro, e appoggerà le PMI, le start-up e gli incubatori impegnati a creare nuove opportunità economiche in queste regioni.
Un sistema specifico per una transizione giusta nell’ambito di InvestEU, che punta a mobilitare fino a 45 miliardi di euro di investimenti. Lo scopo è attrarre investimenti privati a beneficio delle regioni interessate, ad esempio nei settori dell’energia sostenibile e dei trasporti, e aiutare le economie locali a individuare nuove fonti di crescita. Uno strumento di prestito per il settore pubblico in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, sostenuto dal bilancio UE, che dovrebbe mobilitare investimenti compresi tra 25 e 30 miliardi, allo scopo di accordare prestiti al settore pubblico. La Commissione presenterà la relativa proposta legislativa a marzo 2020.
Sempre in tema di clima e ambiente, l’informativa si sofferma sull’allarme della Banca dei regolamenti internazionali, l’autorità di regolamentazione che supporta le banche centrali mondiali e il Financial Stability Board. Di recente hanno pubblicato un report dal titolo: “Cigno verde. Cambiamenti climatici e stabilità del sistema finanziario: quale ruolo per banche centrali, regolatori e supervisori”. Oggi l’emergenza vera è il climate change e gli effetti devastanti che potrebbe generare una crisi finanziaria ad esso correlata. Nel rapporto sul fenomeno del “cigno verde”, l’istituzione con sede a Basilea avverte che i cambiamenti climatici potrebbero scatenare “eventi potenzialmente estremamente distruttivi dal punto di vista finanziario” capaci di innescare la prossima crisi finanziaria globale.
Infine fari accesi sulla recente adozione da parte del Comitato economico e sociale europeo della relazione informativa sulla digitalizzazione delle PMI nella regione del Mediterraneo che evidenzia il ritardo accumulato in campo digitale da questo tipo di imprese e l’urgente necessità di rimettersi al passo per poter affrontare le sfide poste da una realtà sempre più digitalizzata. Secondo l’Indice DESI (Digital Economy and Society Index = Indice di digitalizzazione dell’economia e della società) della Commissione europea, oltre il 50 % delle imprese negli Stati membri dell’UE che si affacciano sul Mediterraneo (quali Grecia, Spagna, Italia e Francia) presenta livelli di intensità digitale estremamente bassi rispetto a paesi in cima alla classifica come Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi, dove tale percentuale è inferiore al 20%.
La relazione che accompagna l’Indice DESI rivela che le PMI sono in ritardo rispetto alle grandi imprese nell’adozione di modelli aziendali e tecnologie digitali, compresi quelli più basilari, come la condivisione elettronica delle informazioni (adottata dal 30% delle PMI rispetto all’80% delle grandi imprese) e il marketing dei prodotti o servizi sui social media (47% rispetto al 75%).
Completa l’informativa una rassegna delle principali novità dell’OCSE e del FMI. Tra i prossimi appuntamenti si segnala il Tax Day di Accountancy Europe in programma il 19 febbraio 2020. Sarà l’occasione per discutere di temi di attualità, scambiare opinioni sulle possibili soluzioni e anticipazioni su future tendenze e piani di azione politica. Tra gli argomenti: rendere il sistema fiscale più trasparente, fruttare il sistema fiscale per il passaggio alla “green economy”, allinearlo con i nuovi modelli di impresa.
Infine, proprio in queste ore la Commissione europea ha fatto il punto sul funzionamento del Patto di Stabilità e Crescita dandosi un anno di tempo per confrontarsi con le parti coinvolte e formulare una proposta condivisa per rivederne le regole che è quanto mai necessario aggiornare e semplificare.