Il pasticciaccio dei disabili lasciati a piedi a seguito del disguido che non ha permesso a trenta persone di salire sul treno che avevano prenotato a Genova è stato stigmatizzato da tutti a più riprese. Tanta indignazione ha già visto la luce e si è propagata via social e non solo ma è quanto di più inutile ci sia.
L’indignazione produce solo miraggi nel deserto, perché di questo si tratta: una storia di deserto. Quel deserto che ormai ci portiamo dentro senza nessuna possibilità di innaffiare quest’aridità che è dettata solo dal profondo egoismo che ci pervade.
Abbiamo perso ogni possibile bussola sociale e l’unico punto di riferimento siamo noi stessi e il peggio è che siamo convinti che questo sia regola e non eccezione. Siamo sempre più ripiegati su noi stessi. Il centro del mondo corrisponde al nostro ombelico, per evitare di concentrarsi su buchi corporali più prosaici.
Siamo capaci di tutto ormai
Si è detto che il fatto che su quel treno a Genova Principe nessuno abbia sentito la necessità di alzarsi e cedere il posto prenotato a quei ragazzi sia stato solo un fatto di mancanza di sensibilità. In realtà non è proprio così ci sono più fatti e cose a concorrere alla realizzazione di una circostanza che rimane vergognosa.
Solo chi porta addosso una disabilità o chi è familiare di una persona con disabilità e se ne fa carico può sapere cosa significa trovarsi sistematicamente di fronte al rifiuto sociale, alla non accettazione e all’essere trasparenti per la maggior parte delle persone che s’incrociano per strada.
Non è il non considerare le difficoltà altrui è proprio il disinteresse totale all’esistenza dell’altro da se. Un disabile è percepito come una scoria di cui liberarsi. Un sacchetto maleodorante da evitare; se questo comporta negare ogni suo più piccolo diritto non ci si fa nessun problema a mettere in atto qualsiasi azione che sia finalizzata a quello.
Il politically correct
Il politically correct di cui ammantiamo tutte le nostre azioni in definitiva altro non è che proporre solo l’apparire e non l’essere della vita. L’inclusione resta una pia chimera per molti. Salire su un autobus o un treno trovando il proprio posto -magari anche prenotato apposta-, trovare il parcheggio dell’auto nella mitica striscia gialla libero dovrebbe essere la normalità ed invece è ancora oggi l’eccezionalità.
Due anni di pandemia ed ora la guerra non ci hanno insegnato nulla e non impareremo nulla perché messi di fronte alla scelta della nostra utilità e del giusto comportamento sociale sceglieremo sempre la prima. Nel fatto di specie ben trenta persone che sedevano in posti non a loro destinati e non si sono fatti scrupolo di dire ai trenta disabili: Arrangiatevi!!!
Nemmeno la Polizia ferroviaria e il personale di bordo di Trenitalia sono riusciti ad imporre quello che doveva essere naturale, la risposta corale è sempre stata la stessa: cari disabili, Arrangiatevi!!!
Autorità e autoritarismo
Quindi neppure le autorità sono state in grado di far rispettare i diritti di quei trenta ragazzi, si sono appellati al buon cuore e alla buona educazione della gente senza sapere che sono qualità del tutto desuete e ormai inesistenti. Sanzionare? Per carità non si può. Chi si prende la responsabilità? Se fossero stati degli ospiti e non italiani a sedere in quei posti abusivamente probabilmente la storia sarebbe finita diversamente, ma gli italiani, si sa, sono tutti brava gente.
E’ questo atteggiamento quello che più fa male: il disabile deve soffrire e per quanto lotti non avrà mai gli stessi diritti degli altri, non fosse per altro che perché non ha – spesso – la forza individuale per rivendicare quei diritti ed imputarsi per chiederne il rispetto.
Perché non è stato fermato quel treno sine die? Si, proprio così la soluzione più estrema ma anche quella più giusta. Se non date il posto a chi lo ha prenotato non si va da nessuna parte, tutti. Se non si fa ricadere la colpa di pochi sulla massa e non si rendono evidenti quegli atteggiamenti quei ragazzi e tanti altri di treni ne perderanno tanti altri fino al momento che di ragazzi disabili in stazione non andrà più nessuno.
Cosa fare
Far rispettare le regole e quelle conquiste sociali che con tanto sudore e lacrime abbiamo raggiunto. Così semplice eppure così difficile.