Domenica scorsa i capi di due Chiese cristiane, papa Francesco e il patriarca Kirill, hanno definito la loro posizione nei confronti della guerra in Ucraina. Il primo ha deciso di intensificare la sua opera di mediazione alla ricerca di una soluzione pacifica, il secondo si è schierato al fianco di Putin. Come proseguiranno i negoziati di papa Bergoglio, che doveva confrontarsi con ben quattro Chiese, dopo la presa di posizione di Kirill? Cosa accadrà tra i fedeli ucraini dopo la presa di posizione del patriarca russo?
Il patriarca Kirill e il suo sermone domenicale
La posizione filo-putiniana del patriarca Kirill è nota a tutti. Secondo alcuni commentatori, il capo della Chiesa ortodossa russa sarebbe l’ispiratore dell’attuale capo politico. Don Stefano Caprio, professore presso il Pontificio Istituto Orientale, intervistato da Askanews, ha spiegato bene come sia stato il Patriarca di Mosca a suggerire a Putin: “una concezione della Russia come paese chiamato a difendere la vera fede, l’ortodossia, nel mondo secolarizzato, il richiamo alla terra comune russa, al battesimo comune con gli ucraini e con tutto il mondo russo che sta al di fuori dei confini russi, in particolare quella che era l’Unione sovietica“. Proprio in fede a questi valori ritenuti fondamentali, nel suo sermone domenicale, Kirill ha riconosciuto legittimo l’attacco all’Ucraina per combattere i modelli di comportamento proposti dalle parate gay. Le parate gay, infatti, “sono progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano“.
“Non condanniamo nessuno, non invitiamo nessuno a salire sulla croce, ci diciamo solo: saremo fedeli alla parola di Dio, saremo fedeli alla sua legge, saremo fedeli alla legge dell’amore e giustizia, e se vediamo violazioni di questa legge, non sopporteremo mai coloro che distruggono questa legge, offuscando il confine tra santità e peccato, e ancor più con coloro che promuovono il peccato come esempio o come uno dei modelli di comportamento umano“.
Un passaggio del sermone pronunciato dal patriarca Kirill domenica 6 marzo
Le Chiese dell’Ucraina
Come reagiranno i fedeli ucraini? Prima di rispondere facciamo un rapido excursus sulla situazione religiosa in Ucraina. L’Ucraina è un Paese a stragrande maggioranza cristiana. Nel periodo di massimo splendore della Rus’ di Kiev, il principe Vladimir decise di convertirsi al cristianesimo di rito bizantino. Con lo scisma del 1054, la Chiesa russa fu al fianco dei Bizantini ad eccezione di una piccola parte, la Chiesa Greco-Cattolica, che professò invece fedeltà alla Santa Sede. Dopo il Concilio di Firenze del 1439, che segnò il ritorno dell’unione tra la Chiesa Romana e quella d’Oriente, la Chiesa Ortodossa russa rivendicò la propria autonomia. Aveva spostato la sua sede principale a Mosca ma includeva anche quella di Kiev. Intanto in Ucraina erano nate la Chiesa Ortodossa ucraina – Patriarcato di Kiev e la Chiesa Ortodossa autocefala ucraina. Nel 2018 con un decreto di riunificazione, le due chiese sono rientrate nella Chiesa Ortodossa dell’Ucraina.
Papa Bergoglio e le quattro Chiese ucraine
Una precisazione doverosa per comprendere meglio cosa accade oggi ai due capi religiosi papa Francesco e il patriarca Kirill. Lo sforzo diplomatico di Bergoglio per trovare una soluzione pacifica al conflitto dovrà moltiplicarsi per coinvolgere tutte le forze religiose in campo in Ucraina e nel mondo ortodosso in generale. Quanto a Kirill, le sue dichiarazioni rischiano di far allontanare dalla Chiesa Ortodossa Russa i fedeli ucraini. Questo significherebbe per la Chiesa Russa perdere la metà dei suoi fedeli e di conseguenza perdere il primato universale dell’ortodossia come nuovamente spiegato da don Caprio.