Con una conferenza stampa serale, andata in onda alle 21.30, il premier Giuseppe Conte ha illustrato agli italiani le nuove misure anti-Covid contenute nel Dpcm, da venerdì notte al centro di frenetiche trattative. Un DPCM Conte che innesca le polemiche, ossia la possibilità per i Comuni di chiudere strade e piazze particolarmente frequentate alle 21, stabilendo di fatto dei “coprifuoco” locali generando la risposta dei sindaci che non ci stanno e attaccano il governo: “No allo scaricabarile“.
Conte: “Scongiurare nuovo lockdown”
“La strategia non è e non può essere la stessa della primavera, in questi mesi abbiamo lavorato intensamente. Dobbiamo tutelare sanità ed economia, usando un principio di proporzionalità e adeguatezza. Dobbiamo mettere in campo misure per scongiurare un lockdown generalizzato” ha detto il premier. “Il governo c’è ma ciascuno deve fare la sua parte – ha continuato – le misure più efficaci restano le precauzioni di base: mascherina, distanziamento e igiene delle mani. Facciamo attenzione nelle situazioni in cui abbassiamo la guardia, con parenti ed amici. In queste situazioni occorre massima precauzione”. Ha poi annunciato un passaggio in Parlamento per un confronto sulle nuove misure “tra martedì e mercoledì“.
La protesta dei sindaci sul coprifuoco e il nuovo DPCM
Come detto, sulle nuove misure fioccano le prime critiche. In particolar modo da parte dei sindaci che accusano il governo di giocare allo scaricabarile.
Il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Antonio De Caro attacca: "Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell'opinione pubblica. Questo non lo accettiamo. Ci saranno le forze dell'ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l'ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? I cittadini non si sposteranno da una piazza a un'altra? Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso".
Il giallo del test modificato
Nel suo discorso il premier ha fatto citato esplicitamente i sindaci, indicandoli come coloro che dovranno decidere se chiudere determinate zone. Lo stesso concetto si leggeva in una prima bozza del dpcm. Nella versione definitiva, però, il riferimento ai primi cittadini è saltato: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento – si legge nel testo approvato – può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private“. Una formula più generica, dunque, che però non frena le proteste dell’Anci.