Il nuovo anno scolastico in Italia doveva essere quello in cui si ritornava in classe ed in presenza dopo le tribolazioni dello scorso anno dovute ai tanti tira e molla vissuti fra aperture e chiusure dovute ai cicli della pandemia ed alle decisioni circa lo svolgimento delle lezioni .
Sarebbe dovuto essere l’anno della riconquista dei propri spazi e della nascita di una didattica nuova che coniugasse il buono della presenza fisica ed il buono dell’uso consapevole delle nuove tecnologie che la didattica possono aiutare e non poco in una realtà scolastica che per certi versi risulta ancora ottocentesca.
Lungi qui dal tentare di fare un discorso sulla DaD in quanto consapevoli di essere linciati e posti al pubblico ludibrio se solo ci azzardassimo a dire che la tanto vituperata lezione a distanza ha salvato un anno e non certo costretto a torture indicibili i nostri poveri pargoli. Vorremmo invece tentare di capire che succederà in presenza ora.
Il nuovo anno scolastico in Italia: le manifestazioni di piazza
Siamo già partiti con il piede sbagliato se si guarda solo alle manifestazioni di piazza, già ampiamente vissute, di sedicenti no vax del corpo insegnanti e di quello ATA che hanno dato spettacolo davvero inverecondo se si pensa al ruolo cruciale che il personale della scuola riveste nella nostra società pari o secondo solo a quello della sanità che pure ha le sue rogne.
La scuola ha mali atavici e li conosciamo tutti non c’è bisogno di elencarli per millesima volta: classi pollaio, didattica vecchia, assoluta mancanza d’inclusività, docenti nominati all’ultimo secondo utile, rapporto sempre più difficile fra corpo insegnante e dirigenti scolastici.
Figure professionali che vivono una trasformazione dal vecchio concetto di preside a quello nuovo di dirigente aziendale che ancora non li mostra come novella farfalla ma nemmeno più come primevo bruco, una sorta di crisalide perenne che non riesce a sbocciare.
Ultimo ma non per ultimo il rapporto difficilissimo con le famiglie degli studenti che rispecchiano tutti i mali sociali che viviamo ogni giorno a partire dalla difficoltà di comunicare fino a quella di convivere pacificamente.
Il nuovo anno scolastico in Italia, personale e no vax
Bene, a tutto questo si aggiunge il fuggi fuggi di tutti quei docenti che non hanno il Green Pass o che non vogliono il Green Pass e che lo avversano palesemente da no vax o semplici ‘scettici’. Questo sta diventando una sorta di esodo preventivo di centinaia di docenti che chiedono aspettative e si pongono in stand by pur di non uniformarsi a quanto le normative prevedono.
Chi pagherà le conseguenze di tutto ciò? Indovinate, ma non è difficile. Si preannuncia l’ennesimo calvario e si cerca il nuovo tormentone dopo la DaD, i banchi a rotelle, la difesa ad oltranza di sindacati che sembrano contagiati dall’ottusità generalizzata che ha colto tutti.
Sentire sempre che i problemi sono esogeni, che la scuola è un’isola felice, che non può essere veicolo di contagio, che attuare il Green Pass è dispendioso e fa perdere tempo, che la temperatura bisogna misurarla a casa propria e tante altre amenità fa veramente cadere le braccia.
Il nuovo anno scolastico in Italia e il Green Pass
Una su tutte: il Green Pass è un banalissimo Qcode che va verificato tramite una semplice applicazione da smartphone. Ora, posto e considerato che la scuola non è un ristorante dove entrano ed escono persone disparate ma un luogo dove affluiscono sempre le stesse persone e visto che il Green Pass è e rimane uno solo basta consegnarlo e controllarlo ad inizio anno e il gioco è fatto.
Non ci sono investimenti da fare, complicate attrezzature di cui dotarsi e nemmeno perdere una quantità di tempo enorme.
Ma non è che, niente niente, siamo di fronte ad un difetto di volontà? Non è che siamo – al solito – siamo sempre a cercare su chi addossare le colpe basta che non si tratti di noi stessi?