La grande conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità si è conclusa a Cali, in Colombia, senza raggiungere l’obiettivo di finanziare e stimolare gli sforzi contro la distruzione delle specie naturali. Questo insuccesso prefigura possibili difficoltà anche per la conferenza sul clima (COP), prevista tra una decina di giorni a Baku.
Il fallimento dei negoziati sulla biodiversità
La presidenza colombiana della COP16 non è riuscita a trovare un accordo sui finanziamenti necessari alla tutela della biodiversità, nonostante lunghe ore di negoziato, prolungate fino a notte inoltrata. Dopo 10 ore di discussioni notturne, alcuni progressi erano stati ottenuti, ma il quorum necessario è venuto meno poiché molti delegati avevano lasciato la conferenza per riposare o per prendere i voli di ritorno. Susana Muhamad, ministro dell’Ambiente colombiano e presidente della conferenza, ha espresso preoccupazione, dichiarando che questa situazione rallenta e indebolisce il processo delle Nazioni Unite. Di conseguenza, la chiusura formale dei lavori è stata rinviata a data da destinarsi, come confermato da David Ainsworth, portavoce della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD).
Obiettivo della conferenza: l’applicazione dell’Accordo Kunming-Montreal
Questa conferenza rappresenta la COP più grande mai organizzata sulla biodiversità, con una partecipazione record di 23.000 delegati. La missione centrale era stimolare l’applicazione dell’accordo Kunming-Montreal, firmato due anni fa con l’obiettivo di salvare il pianeta e gli esseri viventi dalla deforestazione, dal sovrasfruttamento delle risorse e dai cambiamenti climatici legati all’inquinamento. L’accordo prevede di proteggere il 30% delle terre e dei mari entro il 2030, oltre ad altri 22 obiettivi, sostenuti da un aumento della spesa annuale a 200 miliardi di dollari. I paesi sviluppati si sono impegnati a fornire 30 miliardi di dollari entro il 2030 (rispetto ai circa 15 miliardi del 2022). Tuttavia, dopo 12 giorni di discussioni, né i paesi ricchi – guidati dall’Unione Europea, Giappone e Canada – né i paesi in via di sviluppo, come Brasile e gruppo africano, hanno accettato le proposte reciproche.
Impasse e rinvio della conferenza
Alla luce dell’impasse, la presidenza colombiana ha deciso di sospendere la conferenza. Questo stallo riflette una profonda divisione tra il Nord e il Sud del mondo riguardo alla ripartizione dei finanziamenti e alle responsabilità nella protezione della biodiversità. La questione, però, non è conclusa e riprenderà l’11 novembre alla COP sul clima in Azerbaigian, dove gli importi in discussione saranno ancora più ingenti.
Ripercussioni sui futuri negoziati ambientali
Secondo Sébastien Treyer del centro ricerche Iddri, questo segnale negativo potrebbe influenzare anche altri negoziati ambientali previsti per la fine dell’anno, come quelli su clima, plastica e desertificazione. L’impasse evidenzia infatti un profondo disaccordo sulla possibilità, politica e tecnica, di implementare i trasferimenti di risorse tra Nord e Sud del mondo in modo significativo e sostenibile.
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