Nel ’94-’95 l’ultima apparizione in Europa. Ecco una rapida panoramica su cosa è cambiato negli ultimi quattordici anni di storia azzurra.
Dopo quattordici anni, il Napoli torna in Europa. L’ultima volta, nel corso del campionato ’94-’95, gli azzurri furono eliminati dai tedeschi dell’Eintracht Francoforte con una doppia sconfitta per 1-0, sia all’andata in Germania che al ritorno in Italia. Giocava il Napoli di Boskov che, dopo aver superato Skonto Riga e Boavista, dovette abbandonare la competizione. L’ultimo eurogol segnato dagli azzurri porta la firma di Massimo Agostini, autore di una doppietta nella sfida interna di ritorno contro i portoghesi. Poi, la sconfitta ad opera dell’Eintracht: era dicembre, da quell’inverno il Napoli non si sarebbe ripreso che dopo quattordici anni.
Lo scenario attuale è del tutto diverso da quello del ’94-’95: in mezzo, tante sofferenze sportive per i tifosi azzurri che, ben abituati a cavallo degli anni ’80 e ’90 dalle prodezze dei vari Maradona, Careca, Giordano, Zola e Fonseca, hanno dovuto conoscere l’inferno della serie C ed il purgatorio della B, conditi da una girandola di cambi ai vertici della società ed in panchina fino al fallimento della vecchia S.S.C. Napoli. Paradossalmente, il fallimento ha permesso alla società di ottenere linfa vitale, essenziale per un autentico rilancio nel calcio che conta: dopo gli stenti delle gestioni Corbelli e Naldi, l’avvento alla guida del club di Aurelio deLaurentiis, supportato dalla perizia e sagacia tecnica di Pierpaolo Marino, ha dato nuovo slancio alle ambizioni della squadra, culminate nella qualificazione alla fase finale della coppa Uefa. Tale risultato, naturalmente, non è arrivato in modo casuale: il triplice ed immediato salto dalla C all’Europa porta il marchio indelebile di una gestione societaria particolarmente attenta, tanto a livello economico quanto a livello tecnico. In questo senso, grande merito va indubbiamente riconosciuto al dg Marino, che ha promosso, di comune accordo con il Presidente, una politica di valorizzazione dei giovani – finalmente anche partenopei – che ha portato gli emissari societari a girare mezzo mondo, dal Sudamerica, meta prediletta dal Direttore Generale – all’Europa dell’Est, mercato sondato per giocatori di prospettiva, come il polacco Jodlowic. In questo modo sono arrivati all’ombra del Vesuvio talenti puri a prezzi modici, come l’argentino Lavezzi, neocampione olimpico, e l’uruguagio Gargano, entrambi giovanissimi. Come, d’altra parte, sono giovanissimi altri due pezzi pregiati della squadra azzurra, ovvero Hamsik, per il quale Chelsea e Inter sarebbero state disposte a follie durante l’ultima sessione di mercato, ed il promettente Santacroce: entrambi, prelevati lo scorso anno dal Brescia, sono una testimonianza dell’intuito e della politica portata avanti da Marino. Le strategie di mercato adottate, tuttavia, non hanno dimenticato che una squadra non si struttura esclusivamente mediante scommesse: l’acquisto di giocatori come Zalayeta e Blasi, autentico “motorino” del centrocampo azzurro, ne sono una conferma. Le velleità da grande squadra del Napoli, però, hanno trovato consacrazione durante l’ultimo mese, non soltanto alla luce della qualificazione alla fase finale della coppa Uefa; ciò è dimostrato da un arrivo ed una conferma: l’acquisto dalla Sampdoria dell’esterno Maggio, giocatore dal rendimento altissimo nel corso dello scorso campionato e che ha scelto Napoli, pur avendo molto mercato (si ricordi l’interesse del Milan nei giorni precedenti l’acquisto da parte degli azzurri) e l’irremovibile risposta a tutti gli assalti di Chelsea, Juventus ed Inter al centrocampista Hamsik, forse il giocatore di maggior talento attualmente in rosa. De Laurentiis, in virtù di una lucida e decisa progettualità , ha ritenuto opportuno rifiutare le onerose offerte pervenute da più parti – si è parlato addirittura di 30 milioni offerti dal club londinese – pur di conservare in rosa lo slovacco. Nonostante, inoltre, l’acquisto di Rinaudo abbia destato non poche perplessità , soprattutto alla luce della cifra investita dal club – 6,5 milioni – gli arrivi di Maggio e di Denis, possente prima punta argentina di 27 anni, sembrano convincere tutti, come dimostrato anche dalla reazione avuta da critica e tifosi. A questo punto, non resta che valorizzare maggiormente il settore giovanile, come, d’altra parte, sta già accadendo con l’esterno sinistro Vitale, probabile titolare nella stagione ventura, al quale basterebbe semplicemente affiancare un giocatore di maggiore esperienza, senza grossi sacrifici economici. Se Marino interverrà in modo accorto sul mercato, puntellando la difesa con un altro centrale ed individuando un altro elemento utilizzabile sulla corsia di sinistra, il Napoli sarà effettivamente in grado di affrontare un campionato degno degli obiettivi individuati: tra il settimo ed il decimo posto, secondo Marino, proseguendo degnamente il sogno europeo e senza trascurare la coppa Italia. Per una crescita costante che sia, al più presto, ritorno nel gotha del calcio mondiale.