“Che l’abbiate amato oppure odiato“, quante volte avete sentito questa frase da ieri mattina cioè da quando la notizia sulla morte di Silvio Berlusconi è stata divulgata e confermata. Questa frase, però, è perfetta per introdurre e parlare di quel mondo del calcio che cambiò per sempre in quel cado venerdì di luglio del 1986.
Il mondo del calcio prima del 18 luglio 1986
Il pallone in Italia e nel resto del vecchio continente prima del 1986 era praticamente l’opposto di quello che conoscevamo ora. Basti pensare alle maglie che erano fatte in cotone, il primo concetto di tessuto traspirante e di un abbigliamento tecnico degno di questo nome sta iniziando da poco a prendere piede. Le sponsorizzazioni erano ancora una cosa tanto sorprendente quanto sconosciuta visto che iniziarono a prendere piede sul petto delle maglie solo dalla stagione 1981-1982. Lo stesso rapporto giocatori-società era un concetto che rivedendolo al giorno d’oggi sembra fantascientifico visto che erano le società a scegliere il destino dei propri tesserati senza che loro potessero mettere bocca sull’argomento. Non c’erano ancora i procuratori che sarebbero poi spuntati intorno al 1995 grazie alla storica sentenza Bosman.
Il pallone dopo il 18 luglio 1986
Quello raccontato prima era solo una parte del mondo calcio degli anni ’80. Tutto, però, cambio nel pomeriggio del 18 luglio 1986. Il Milan (giovani sostenitori rossoneri, tenetevi forte) non era una grande società, all’epoca, anzi… il diavolo era all’interno del suo periodo più buio e quasi sull’orlo del fallimento. L’arrivo di Silvio Berlusconi salvò il Milan e diede il via ad un nuovo calcio che ancora oggi viviamo e conosciamo. L’era Berlusconi fece entrare il calcio in una fase successiva fatta di soldi, sponsorizzazioni, procuratori, proclamazioni eclatanti, acquisti faraonici ma anche di vittorie grazie ai 29 trofei vinti in più di 30 anni di presidenza rossonera.
Un nuovo calcio
Berlusconi portò nel pallone italiano ed europeo un modo nuovo di fare società. Se fino al 1986 le squadre erano “semplici” associazioni calcistiche, iniziano a prendere piede sempre di più le S.P.A ovvero le società per azioni. Le squadre, quindi, entrano in borsa ed aumentano i loro investimenti ed i loro introiti (con tutti i rischi del mercato economico). Le sponsorizzazioni diventarono parte vitale e fondamentale per la vita di una società calcistica andando addirittura a superare (come importanza) gli incassi dello stadio senza poi dimenticare il modo in cui la televisione entrò in maniera ancora più decisa nel mondo del calcio. La questione dei diritti TV cambiò radicalmente dal concetto della singola partita venduta (come diritti di visione) al pacchetto di competizioni venduta ad una (o più emittenti).
Il Monza, l’ultimo amore (calcistico)
Un mondo del calcio da lui tanto cambiato che nel 2017 lo mise da parte. Un mondo diventato troppo grande ma soprattutto troppo oneroso. Un addio al Milan che segnò (ancora una volta) una prima volta essendo i rossoneri la prima società in Italia venduta ad un fondo d’investimento straniero (e da lì in poi avrà inizio la “moda” di questi fondi). Proprio quando il calcio sembrava aver “espluso” Silvio Berlusconi dai suoi “ranghi”, ecco il sorprendente ritorno.
Convinto dal suo fidato direttore generale, Adriano Galliani, acquista nel 2018 il Monza. I brianzoli sono una squadra molto piccola, basti pensare che non avevano mai giocato in Serie A. Insomma, Monza è una città che (come il Milan, nel suo piccolo) ha vissuto un “Prima Berlusconi, Dopo Berlusconi”. Nel 2020, dopo 19 anni di assenza, torna a giocare in Serie B mentre nel 2021-2022 grazie ai Play-Off conquista la tanto desiderata Serie A. Il primo anno nella massima serie calcistica, poi, si è conclusa con un ottimo 11esimo posto.
“Che l’abbiate amato oppure odiato“
Torniamo, quindi, alla frase iniziale. Amore oppure “odio” verso Silvio Berlusconi non cambiano un dato di fatto: il calcio dal suo arrivo non è stato più lo stesso. Quel calcio che oggi conosciamo e fatto di soldi, tantissimi soldi ma soprattutto l’idea del “comprare tutti i migliori al mondo” (oggi mantra decennale del Real Madrid e di molti club inglesi) lo dobbiamo anche e soprattutto a lui.
Foto di Ann — please donate da Pixabay