Detective story e thriller psicologico
Il Monastero Azzurro di Fab Ka (ed. Calibano), è un avvincente giallo storico ambientato in un paesino della Campania in cui le atmosfere della detective story si fondono con quelle del thriller psicologico. Una storia, quella del giornalista Giorgio Canfora ( il protagonista del romanzo), che si intreccia, dopo cinquant’anni, con fatti realmente accaduti, che gli sconvolgeranno letteralmente la vita.
Il Monastero Azzurro di Fab Ka si articola in due parti. La prima, legata ad avvenimenti storici, ripercorre le vicende di un gruppo di soldati nazi-fascisti che cerca di bloccare l’avanzata degli alleati a Salerno. La seconda, si intreccia indissolubilmente alla prima quando Giorgio Canfora inizia ad investigare, su mandato di un facoltoso personaggio, nella vita di Fra Albino. Il frate amava l’arte ed era diventato celebre dopo la morte per i suoi dipinti visionari. Anche l’analisi delle opere che tanto condizioneranno la mente del giornalista, aiuteranno il protagonista a svelare un mistero legato agli eventi del ’43.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Fab Ka, a cui abbiamo chiesto di rivelarci qualche dettaglio in più sul suo giallo.
Il Monastero Azzurro di Fab Ka: intervista
Partiamo dal nome, perché Fab ka?
Fab Ka è semplicemente uno pseudonimo, un’abbreviazione del mio nome originario che uso per i miei compiti mondani, da comune cittadino. Per le mie opere letterarie, invece, ho deciso di utilizzare un nomignolo che non mi definisse interamente, un non-definirmi che è specchio di quella ricerca di compiutezza che è propria della Letteratura, con la L maiuscola. Ho poi scoperto che la parola Ka in sanscrito significa proprio ‘Chi’, una parola con cui poi Roberto Calasso ha intitolato un suo interessantissimo romanzo, che parla proprio degli antichi testi sacri indiani e della perenne ricerca umana del Mistero Originario.
Hai scelto di ambientare Monastero Azzurro alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Come mai? C’è stato un evento, un’informazione che ha catturato la tua attenzione e che ti ha spinto a scrivere su questo argomento?
La storia de ‘Il monastero azzurro’ si basa su più scoperte fatte durante le mie ricerche quotidiane. In realtà, l’idea è partita da un paio di romanzi di Dürrenmatt, che prendevano come spunto un fatto realmente avvenuto sempre durante la Seconda Guerra Mondiale, per poi usarlo come base per un’invenzione narrativa che usava il giallo come espediente per parlare di qualcos’altro: spesso un tema psicologico o una ricerca filosofica che riporta agli albori dell’inconscio universale. Nei miei primi romanzi è stata proprio questa la scintilla: sfruttare la detective story e un caso particolare scovato per caso, per poi intraprendere una ricerca ‘filosofica’ e raggiungere un significato universale.
Perché Giorgio Canfora si trova ad investigare sulla vita di Fra Albino?
Fra Albino, come tutti i grandi artisti, viene scoperto postumo. I suoi quadri visionari, un misto tra pittura profana e avanguardia, colpiscono l’attenzione del critico Longanesi, il quale si fa promotore delle opere del frate, organizza mostre, indaga sulle origini di quel grande talento artistico sconosciuto ai più. Eppure, gli manca un tassello. Non si sa niente della vita di Frate Albino prima della tonsura. Così Longanesi dà mandato all’amico giornalista Giorgio Canfora di investigare sul passato del frate. Alcuni incontri con personaggi bizzarri, lo porteranno sulla pista di un particolare evento accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo svelamento del mistero porterà Giorgio sull’orlo della follia.
Che tipo è il tuo protagonista? Ti piace? E’ un eroe positivo?
Non credo negli eroi positivi, né in quelli negativi. Credo che ogni protagonista ‘umano’ e non mitologico o di pura finzione, debba essere necessariamente un mix di entrambe le componenti. In questo credo di essere stato molto influenzato dall’analisi psicologica dei romanzi di Simenon. Giorgio è un giovane giornalista, a tratti maldestro, a tratti troppo idealista: fa quello che può per trovare la Verità, quella Verità che (come poi confesserà negli ultimi capitoli) è stata sempre il suo faro, la cometa da seguire, sin dalla più tenera età. Giorgio è un idealista, imperfetto, spesso impaziente, irrequieto. Credo sia la perfetta metafora dello scrittore alle prime armi. Un tipo psicologico che cerca di formarsi tramite mille tentativi, errori, gaffe. Un protagonista che cerca tramite la sua ricerca di capire se stesso. Trovare il suo ‘Ka’, il suo ‘chi, per l’appunto.
Vivi in Slovacchia, com’è lì il mercato dei libri? Si dà maggiore spazio agli scrittori emergenti?
In Slovacchia è senz’altro più semplice approcciarsi a un qualsiasi editore, dato che il mercato non è poi così grande, e alla fine nel campo ci si conosce un po’ tutti. Rimangono tuttavia i soliti problemi dell’editoria tradizionale: tempistiche eterne per ricevere una risposta, gusti tradizionali o cattivo gusto degli editori medio-piccoli (che formano una specie di setta a sé stante), richieste prettamente commerciali da parte degli editori più grandi.
Progetti per il futuro? Un sogno nel cassetto?
Continuare con la pubblicazione dei miei libri, sia tramite editoria tradizionale che con il self-publishing, sia in italiano che in inglese. Al momento sto elaborando un nuovo romanzo, che parlerà di ipnosi e manipolazione, e la cui gestazione si preannuncia abbastanza lunga. Sogni nel cassetto? Nemmeno uno. Sono tutti all’aria aperta, sparsi per la stanza, tutti già pronti per svolazzare fuori dalla finestra.
Fab Ka, classe 1986, è scrittore di thriller psicologici e racconti umoristici. Suoi racconti sono comparsi sulle riviste letterarie “L’Irrequieto” e “Casa di Ringhiera”. Ha pubblicato articoli di critica letteraria sui magazine on-line “Il Cartello”, “Simenon-Simenon” e “Metis Magazine”. Attualmente vive in Slovacchia, dove è in fase di pubblicazione la sua trilogia gialla “Le inchieste di Peter Svetlan