Quando scalava le montagne con la sua bici già sapevi che non ci sarebbe stata gara. Definito “Il Pirata”, non a caso, per la sua voglia di attaccare la gara in maniera decisa, Marco Pantani è uno dei più grandi e vincenti ciclisti della storia di questa disciplina. Una grande carriera messa troppo spesso in ombra da una morte che ancora oggi fa discutere. Il mistero dietro la morte di Marco Pantani è grande ed ancora senza soluzione.
Il Pirata affamato di vittorie
Considerato tra i migliori scalatori di sempre ma anche dotato di grandi doti di fondo e di recupero, Marco Pantani è sicuramente una leggenda all’interno del mondo ciclistico e sportivo in generale. Bandana in testa e orecchino brillate erano due i segni distintivi di un campione che nelle gare a tappe sfornava le gare migliori (nonostante ciò nel 1995 vinse il bronzo al mondiale di Duitama). È, infatti, l’ultimo ciclista in ordine temporale (dopo Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain) ad aver completato l’impresa della doppietta Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno (il 1998). Al suo ritiro nel 2003, saranno 46 le vittorie totali ottenute in 11 anni di professionismo.
L’esclusione al Giro d’Italia e la morte
Una carriera, quella del Pirata, che non si concluse al meglio. Tutto ebbe inizio nel 1999 quando venne escluso in circostanze controverse dal Giro d’Italia del 1999 a seguito di un valore di ematocrito al di sopra del consentito. Nonostante il ritorno in sella, però, Pantani non tornò mai più ad essere lo stesso Pirata di prima. Non tornò mai ai suoi livelli più noti e si ritirò nel 2003. Pantani venne colpito dalla depressione, una malattia che mai lo abbandonò. Il 14 febbraio 2004 a Rimini morì, per intossicazione acuta da cocaina e psicofarmaci antidepressivi, con conseguente edema polmonare e cerebrale.
Il mistero della morte di Marco Pantani
La causa della morte, ad oggi, è l’unico elemento chiaro nella morte del Pirata visto che venne prima dichiarata durate l’autopsia del 2004 e poi confermata da una successiva perizia medico-legale del 2015. Il mistero più grande arriva però chiedendosi come sia morto Pantani: l’ipotesi da sempre considerata dagli inquirenti è quella del suicidio che sarebbe stato generato da quella depressione che lo colpì dal 1999.
Suicidio che per i familiari e gli amici più stretti del pirata non è mai stata una ipotesi verosimile. Al contrario, hanno sempre sostento con forza che la morte di Marco Pantani sia stata un omicidio camuffato da suicidio. Il perché del “delitto” si è tentato di scoprirlo dalle tante inchieste giudiziarie che dal 2004 ad oggi si sono succedute: verità scomode che non dovevano essere rivelate, criminalità organizzata, scommesse sportive oppure droghe.
Sedici anni senza il Pirata
Suicidio o omicidio che sia, quello che è certo però è la mancanza di un campione come Pantani. Una mancanza che è letteralmente un vuoto nel ciclismo e nello sport italiano in generale. La sua morte, per quanto misteriosa, non dovrebbe mettere in ombra la carriera del Pirata. Troppo spesso si vedono servizi e speciali televisivi che tendono a voler vedere un Pantani legato a droghe e doping che lo hanno portato al suicidio senza voler parlare di uno sportivo che ha fatto del ciclismo la sua vita. Una vita che lo ha visto sempre scalare tutto e tutti anche quando non c’è più.