I totalitarismi, secondo molti storici, sono stati la connotazione dell’ultimo secolo dello scorso millennio e pare ormai acclarato che quella di questi primi decenni del terzo millennio sia quella dei sovranismi declinati nelle tante salse diverse che ogni latitudine e longitudine riesce a realizzare.
Quanto accaduto ieri a Washington non ha dell’incredibile ma è la diretta conseguenza di tanti anni di linguaggio tossico e di sobillamento delle più basse pulsioni sociali, di una politica – populista e sovranista appunto- che fa leva sui sentimenti di odio e scontro sociale a tutti i livelli; ma questo è già stato ampiamente detto e dibattuto.
Non accettare la sconfitta a seguito di una ‘democratica’ tornata elettorale non è qualcosa di umorale, come si vuol far credere, ma è qualcosa di scientemente preparato.
Informarsi
Basta leggere semplicemente le cronache degli ultimi mesi (se non volete perdere tempo in una ricostruzione più accurata e lunga a ritroso negli anni) per rendersi conto che ogni mossa, ogni discorso, ogni pensiero lanciato lì attraverso i social seguivano tutti un filo logico molto ma molto chiaro e distinguibile.
Tutto serviva per screditare sempre e comunque l’avversario ed aizzare quelle masse che si affidano totalmente e ciecamente nel leader di turno perché sprovviste degli strumenti per analizzare o troppo neghittose per fornirsene.
Sia chiaro, i totalitarismi del ‘900 sono stati tutt’altra cosa. Non stiamo qui (perché non è il luogo ed il momento adatto) a tentare improbabili analisi storiche e sociali ma è lampante come, seppur tanti punti ideali e pratici li uniscono sovranismo e totalitarismo si distinguono ancora.
Paradossalmente il sovranismo ci sembra molto più pericoloso e subdolo nella misura in cui non si manifesta quale avversione esplicita allo status quo e con l’intento palese di sovvertirlo – come protervamente hanno fatto tutti i totalitarismi passati – ma si ammanta del sedicente sentimento popolare, del, pur vero ma strumentalizzato, disagio di parti delle popolazioni per affermarsi.
Sovranismo e populismo
Non ci fa paura (orrore o anche semplicemente senso) quell’ America che si è estrinsecata a Washington ma quell’America che si estrinseca qui in Italia, e non solo qui ma come una macchia di greggio che copre di nero tutto quello che sfiora in ogni parte d’Europa e del Mondo.
La democrazia americana è forte e, nonostante l’impreparazione o forse anche l’empatia di alcune forze che dovevano vigilare per l’incolumità del Congresso verso quella torma variegata di persone che sembravano ora la riproduzione dei Village People ora quella dei Fascisti dell’Illinois, ne verrà fuori; ne sta già venendo fuori.
Ciò che resterà ad imperitura memoria cosa sarà oltre una giornata di follia collettiva culminata anche in morti, non dimentichiamolo?
Quale messaggio resterà?
Resterà il messaggio lanciato che si sostanzia in una minaccia che aleggerà continua e costante non solo su Washington D.C. ma su tutto il mondo: non ci sono più avversari politici ma nemici e queste sono le premesse e l’apologia della guerra civile permanente.
Tutto il mondo, o quasi, ha prese le distanze in una maniera o nell’altra da quanto accaduto ieri e da chi ha diretto e fomentato la piazza. Purtroppo, sono quasi tutte prese di posizione tardive e di facciata.
Quando si poteva agire per evitare che si finisse così non si è fatto nulla, anzi si glorificava chi continuava a rinfocolare negazionismi e fake news anche a pandemia conclamata e morti negli ospedali, a partire dai sovranisti ‘de noantri’ di italiana fattura.
Forse sarebbe l’ora che questi nostrani moralisti degli altri facessero un poco di autocritica e magari anche pubblicamente ma questa, lo sappiamo, è fantapolitica al cui confronto Orwell e Bradbury sono solo dei dilettanti.
Intanto il Congeresso ha certificato la vittoria di Biden e domani è un altro giorno…