Utilizzare i fondi di caffè per lo stoccaggio di combustibile, con costi ridotti e benefici per l’ambiente. La nuova frontiera del riciclo dei rifiuti arriva dalla Corea del Sud, dove un gruppo di scienziati ha sviluppato un processo per trattare i fondi derivanti dallo scarto della comune bevanda.
Attraverso una semplice operazione di ammollo e riscaldamento di questo materiale di scarto, infatti, si produce carbonio attivato che permette di inglobare e trattenere in modo sicuro il gas metano. I risultati dell’esperimento sono stati pubblicati sulla rivista ‘Nanotechnology‘.
Oltre a dare una seconda vita a quello che era un rifiuto, immagazzinare metano attraverso il carbonio attivato derivante dai fondi di caffé fornisce un doppio ritorno ambientale: rimuovono dall’atmosfera un gas nocivo che provoca effetto serra e lo immagazzinano correttamente in modo da poterlo utilizzare come combustibile, tra l’altro più pulito rispetto a carbone e perolio.
Il processo messo a punto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale della Scienza e della Tecnologia (UNIST) di Ulsan, in Corea del Sud, prevede che i fondi di caffè vengano messi in ammollo in idrossido di sodio e riscaldati a 700-900 gradi centigradi in un forno.
Così si produce, in meno di un giorno, un materiale in grado di catturare il gas, un tempo di produzione molto inferiore rispetto a quantio si impiega per produrre altri sistemi di cattura.
“La cosa importante è che in questo modo diminuisce il tempo di fabbricazione e usiamo materiali a basso costo”, spiega Christian Kemp, uno degli autori della scoperta. “Il rifiuto è una materia prima gratuita”, prosegue, “se confrontata con tutti i metalli e i prodotti chimici costosi necessari in altri processi”. L’ispirazione è stata trovata dallo scienziato proprio nella sua tazza di caffè mentre discuteva di un progetto completamente diverso insieme ai colleghi: “Eravamo seduti a bere e guardando la tazzina ho pensato possiamo usare caffè per lo stoccaggio del metano?“.