Imprenditore o libero professionista che mette al centro della propria vita gli affetti familiari e il tempo libero. Questo è il quadro che emerge dalla Ricerca “Giovani e lavoro” realizzata dal Centro Studi di Assolombarda ed Eumetra e presentata a Pavia nel corso del convegno “I giovani, il lavoro e la cultura d’impresa”.
Giovani e lavoro, lo studio di Assolombardia
L’indagine, svolta a maggio 2023 su un campione di 1000 ragazzi tra i 18 e i 26 anni delle province di Milano, Monza e Brianza, Pavia e Lodi, mostra quali siano le aspettative dei giovani verso il mondo del lavoro, quale sia la percezione, da parte delle giovani generazioni, delle opportunità professionali e personali, offerte dal nostro sistema formativo e produttivo, come i giovani interpretino i valori del lavoro e dell’impegno, anche sociale. La ricerca evidenzia anche quanto la pandemia, la crisi climatica, lo smart working, la transizione digitale ed energetica, la guerra alle porte dell’Europa abbiano impattato e impattino ancora oggi sulle scelte dei giovani per quel che riguarda il loro impiego, il loro corso di studi, le loro scelte di vita.
Dall’analisi emergono aspetti di estremo interesse del sentito e delle aspettative dei giovani del territorio: un quadro su cui è importante interrogarsi ed è urgente intervenire per non perdere talenti imprescindibili per lo sviluppo del Paese, per comprendere e indirizzare gli interventi sul tema del mismatch delle competenze e per garantire una piattaforma di incontro su formazione, soft skills, professionalità.
Forte voglia di protagonismo e importanza delle relazioni
A emergere, nella ricerca, è un forte desiderio di protagonismo da parte dei giovani. Il 57% di loro si immagina un futuro da imprenditore o libero professionista, contro un 28% che vorrebbe un lavoro da dipendente.I settori dove i giovani preferirebbero lavorare sono vari: la consulenza è scelta dal 17% del campione, seguita subito dopo dall’ambito sanitario/assistenziale (12%), dal settore finanziario e assicurativo (12%) e dal commercio (12%), mentre il manifatturiero è indicato soltanto dal 5% dei giovani.
Il sentimento di proattività che emerge dai risultati si affianca alla centralità delle relazioni. Infatti, il contributo della famiglia e degli affetti è ritenuto il più importante da ben il 72% dei rispondenti. Questo approccio caratterizza anche il contesto lavorativo: il 60% degli intervistati ritiene prioritario instaurare e mantenere buoni rapporti con colleghi, seguito dal 42% che reputa fondamentale avere una buona relazione con i propri superiori e dal 34% che riconosce l’importanza di lavorare in team.
Ricerca di flessibilità e capacità di adattarsi
Il protagonismo e la centralità attribuita alle relazioni affettive sono coerenti con le caratteristiche considerate più rilevanti per poter conciliare vita e lavoro: più di tutte, i giovani cercano flessibilità oraria (55% degli intervistati), seguita dalla possibilità di avere tempo libero per attività extra (49%) e, come terza preferenza, dalla possibilità di fare smart working (35%). Svolgere mansioni poco faticose e/o poco stressanti è, invece, una priorità solo per il 16% del campione in analisi, a indicare che il fattore maggiormente ricercato non è la “facilità” nel lavoro, ma la possibilità di gestire il proprio tempo. Se da un lato i giovani chiedono flessibilità, dall’altra hanno voglia di mettersi in gioco. Questo anche considerato che ben l’80% degli intervistati ha sviluppato una esperienza lavorativa nel corso degli studi (in particolare, nel 40% dei casi come cameriere, barista e cassiere), quindi evidenziando uno spiccato spirito di adattamento.
Percezione del sistema Italia
La percezione della realtà esterna da parte dei giovani lombardi non offre un quadro positivo. Il 62% degli intervistati, il cui livello di istruzione è mediamente, ritiene che l’Italia offra limitate (43%) o addirittura scarse (19%) opportunità di lavoro; solo il 27% pensa che queste siano sufficienti. La causa, secondo gli intervistati, viene ricondotta a un “sistema paese” che non favorisce l’assunzione di giovani con poca o senza esperienza (61% del panel) e che non permette di raggiungere una stabilità lavorativa (47%). A questa visione si contrappone la percezione della città di Milano, dove vorrebbe lavorare il 41% dei giovani intervistati: il capoluogo lombardo si conferma quindi polo attrattivo per i talenti.
Percezione dei giovani del settore manifatturiero
I giovani lombardi riportano una visione parziale della struttura economica italiana: nonostante il nostro Paese sia la seconda potenza manifatturiera d’Europa, solo il 15% degli intervistati la segnala quale settore trainante dell’economia nazionale, ruolo al contrario attribuito al comparto turistico da quasi la metà dei rispondenti (49%). Inoltre, più della metà del campione (54%) considera la manifattura un sintomo di specializzazione, mentre solo il 39% la collega all’innovazione. Emerge comunque un dato positivo e interessante se si considerano i giovani laureati: il 42% di loro ritiene che l’industria manifatturiera oggi offra delle buone opportunità per impieghi legati alla sostenibilità ambientale, leggendo il manifatturiero come un ambito propulsore della transizione ecologica, dove i mestieri green possono trovare massima applicabilità e generare un impatto tangibile.