Il Green Pass solo ai vaccinati è una proposta che arriva sul tavolo del Governo in questi giorni di grande dibattito sul tema. A formularla è Walter Ricciardi, già Professore ordinario di Igiene e medicina preventiva, nonché Presidente dell’Istituto superiore di sanità, consulente del Ministero della Sanità.
Un’ipotesi tutt’altro che peregrina, a ben pensare, perché eliminerebbe tutto il bailamme intorno ai tamponi. L’esito di questi non darebbe più diritto al rilascio del certificato verde. Finalmente si uscirebbe dal contraddittorio, più ideologico che reale, sull’utilizzo a fini legali e non sanitari dei tamponi stessi.
Walter Ricciardi in un’intervista al Messaggero
“Bisognerebbe rivederne la concessione limitando le libertà legate al Green pass solo ai vaccinati e ai guariti dal Covid”
Il Green Pass solo ai vaccinati, la ratio
La ratio di questa tesi è lampante e solida scientificamente parlando, se si vuole spingere sulla campagna vaccinale bisogna sgomberare il campo da ogni possibile alibi e l’uso scriteriato dei tamponi sta significando proprio questo: un metodo per sfuggire alla vaccinazione sulla base di convinzioni e pretese personali.
Non è tenero Ricciardi nelle sue affermazioni, soprattutto quando delinea fatti e responsabilità difficilmente discutibili e a tutti quelli che si atteggiano a scienziati leggendo dalle ricerche sul web e su improbabili blog bene informati dice fuori dai denti in maniera chiara ed inequivocabile la distinzione fra vaccino e cura del Covid 19.
Walter Ricciardi
“Non è pensabile sostituire al vaccino che previene con il farmaco, che cura quando si è già contagiati”
Il Green Pass solo ai vaccinati: fine del benaltrismo
Nell’ambito di quello che ormai si definisce correntemente “benaltrismo”, infatti, si giunge ad opporre la cura alla prevenzione del Covid 19 unendo insieme cose che in realtà non c’entrano. Per chi si ammala c’è la cura, migliore si spera, per gli altri la prevenzione con il vaccino. Cosa c’è di maledettamente difficile da capire in questo?
Sì, ma i vaccinati infettano lo stesso ed essi stessi si possono ammalare. Questo il mantra che ripetono “no vax” e “no qualsiasi cosa” che invadono le nostre città un giorno si e l’altro pure per protestare anche per il colore dei calzini che abbiamo scelto la mattina per uscire di casa.
Il problema reale è chiedere a queste persone di capire se è meglio ammalarsi ed andare incontro a morte sicura o comunque ad intasare tutto il sistema sanitario, o quasi, o potersi esporre alla malattia come tutti ma uscirne indenni grazie al vaccino cui ci si è sottoposti?
Il dissenso?
E’ giusto far valere in maniera così pesante il dissenso, spesso tutt’altro che democratico, di chi paralizza città intere per il proprio smisurato ego completamente in balia di fake e conoscenze, nel migliore dei casi, sommarie? Si è chiesto a gran voce per tanto tempo un metodo per tornare ad aprire tutto ed ora che lo abbiamo lo avversiamo?
Non esiste una soluzione per ognuno, esiste una soluzione e le dovute eccezioni ad essa nel rispetto di tutti in maniera indistinta. Se si fosse tutti vaccinati non ci sarebbe più ragione alcuna di temere e chiudere nessuna attività.
Riguardo poi al problema della privacy e della schedatura che viene sbandierata ai quattro venti da questi signori in piazza viene da chiedersi diverse cose. Sarebbe bello vederli senza smartphone, computer, auto con antifurto satellitare e tanti strumenti di uso quotidiano rispetto ai quali non protestano.
Sarebbe carino chiedere quante card di supermercati hanno in tasca e quanti call center li contattano ogni giorno, per esempio. Sapere se hanno dato scientemente il consenso richiesto ogni volta che fanno un operazione bancaria o alle poste, oppure comprano qualsiasi cosa on line.
La privacy, oggi?
Interessantissimo potrebbe essere vedere i profili social di ognuno di loro. Vederli crogiolarsi ad ogni loro post di foto (con minori compresi ovviamente) o alla cronistoria delle loro giornate dal primo caffè mattutino alla cena e al dopocena che non mancano mai di mettere in evidenza.
Compleanni, onomastici, ricorrenze molto personali si direbbe. Notizie di lutti in famiglia o ricoveri in ospedale per far sapere agli “amici” il proprio stato d’animo. Post di canzoni, di idee politiche, religiose e finanche a che ora si va in bagno la mattina e nella giornata con tanto di selfie.
Il tampone per il Green pass è inoppugnabilmente, ormai, una spesa che il servizio sanitario nazionale non può e non deve più sostenere per ragioni economiche e sanitarie. Il vaccino è gratis e accessibile a tutti e, forse, pensare a renderlo obbligatorio non sarebbe una cosa tanto amena.