Il racconto di una delle feste più antiche e squisitamente popolari d’Italia, nel cosiddetto giorno del cielo. La Festa dei Gigli di Nola, vicina ad essere riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale ma che quest’anno, dopo una splendida mattinata con “ballata” e la “benedizione, è stata sospesa per una rissa tra due paranze. Ecco il racconto…
Vene ricche di sangue. Strade piene di sudore. Bolle il sangue e si bagnano di passione i vicoli della Città dei Gigli nel “Giorno del Cielo”. Sono le otto e la città è in fermento nell’attesa della ballata, un giulebbe in piena corsa verso il riconoscimento quale patrimonio immateriale dell’Unesco. Private delle loro strutture sceniche le otto macchine della festa e la barca, come spade puntate verso il cielo, vengono portate nella culla di Piazza Duomo dalle spalle deformi dei “cullatori”, il cuore pulsante ed arcaico della festa. Perché il Giglio va cullato, deve ballare con i suoi amanti, il popolo dei giglianti che in questo giorno è uno solo, unito, senza differenza di età , ceto o professione. L’atmosfera fin dalle prime ore del mattino è rovente: la canicola è imperante, cominciano a riunirsi le paranze, un gruppo di ciclisti curioso cerca di passare per le stradine alle spalle del Duomo ma dopo il primo tentativo ci rinuncia senza pensarci ulteriormente. Gli spalti di legno al di sotto del Municipio sono occupati fin dalle nove mentre la piazza a quell’ora vede la presenza di tanti venditori di bibite. Alle nove e mezza Piazza Duomo è ancora vuota, il fuoco proveniente dai vicoli del centro storico tarda a scatenarsi nel cielo di Nola. La casa comunale comincia a vedere l’arrivo di giornalisti e fotoreporter, amministratori e politici, gente nota e meno nota. Con l’arrivo della prima macchina da festa, il Fabbro illuminato dalla Stella, la sua paranza, si cominciano a popolare balconi, terrazze e tetti, tutt’intorno la piazza. Spuntano i colorati ombrelli ed ombrelloni di accorti e previdenti; spunta qualche idrante, refrigerio dall’afa opprimente. Non soffia un filo di vento. Sono le dieci circa, il Fabbro è quasi schierato e con una dedica all’ex sindaco di Nola, Felice Napolitano, scomparso pochi mesi fa, i colori bordeaux invadono a suon di tromba e tamburi la piazza posizionandosi infine alla sinistra del Duomo. La sala consiliare si riempie di persone, numerose le televisioni ed i giornalisti provenienti da molte aree del mondo: ci sono emittenti tedesche come la Ard, americane, Sky, e tante emittenti locali, nazionali ed internazionali. Luca Sorbo è un docente all’Accademia di Belle Arti, fotoreporter per numerose agenzie e protagonista di un progetto su Nola condotto assieme a quattordici suoi colleghi: “ognuno di noi è posizionato sotto un giglio, qualcuno in alcuni punti strategici della città ” mi racconta e continua “stiamo cercando di realizzare un prodotto completo e ben fatto da portare poi in giro non solo in l’Europa ma nel Mondo”. Il sole non da tregua ma “c’è Mamma Nola” ed alle dieci e dieci minuti ecco arrivare gli Orange della paranza Pollicino con il giglio del Bettoliere ed una dedica speciale all’amico scomparso Peppe Ragosta. Intanto tra gli ospiti della Festa dei Gigli compare un simpatico e sorridente Giacomo Rizzo che si gode la festa “per la prima volta dalla parte alta” confessa l’attore napoletano: “Ho sempre assistito entrando nel cuore pulsante della gente. Ammiro il popolo nolano che è riuscito a mantenere questa straordinaria festa così come era alle sue origini, uno straordinario esempio di perfetto equilibrio tra sacro e profano. Magari l’avesse fatto anche il popolo napoletano con Piedigrotta! Ma a Nola c’è la volontà , c’è una straordinaria volontà pulsante nelle viscere di queste persone che senza alcun tipo di distinzione si abbracciano, si supportano tra di loro e si uniscono per la volontà di rendere la propria festa unica al mondo”. E così mentre sul campo di battaglia a colpi di musica, “Ave Maria” e scenografie colorate, entrano una alla volta le macchine del cielo, nel municipio si assiste ad una ressa continua: sono tante le persone non accreditate nei locali superiori ed inferiori della casa comunale. A tenere banco è però la polemica innescata qualche giorno fa da Don Aniello Manganiello, con le sue parole di accusa rivolta ai Gigli come “Festa della camorra”. La provocazione o meglio la risposta degli amministratori del territorio è tutta nelle t-shirt bianche con scritta azzurra che indossano sia il sindaco di Nola Geremia Biancardi sopra la camicia, sia l’onorevole Paolo Russo sotto la giacca, sia l’assessore regionale Pasquale Sommese. “La camorra mi fa schifo ma che c’azzecca la festa dei gigli” è lo slogan che campeggia e riecheggia dappertutto. Intanto nell’avvolgente culla di Piazza Duomo arrivano i bianchi farina del Panettiere, paranza Franzese e quarto, alle undici, il Calzolaio dell’Insuperabile Barrese. Intanto Paolo Russo continua a lanciare strali “Noi siamo contro ogni forma di camorra. Anche a Napoli c’è la camorra ma non certo si chiude il Teatro San Carlo o lo Stadio San Paolo” sentenzia l’onorevole. Alle undici e mezza tocca all’Ortolano di Trinchese che sembra quasi voler entrare nel Duomo con l’obelisco, arrivando ad un passo dal colonnato sacro. Sesta a ballare in piazza è la Formidabile Barrese con il Sarto. A mezzogiorno fa il suo ingresso il Beccaio dei Volontari. Ormai l’intera piazza trasborda in ogni angolo di gente “colorata”, il cemento brucia sotto i colpi del sole e l’olezzo di sudore invade ogni angolo dello spazio. Sembra un formicaio in fermento nel momento in cui un bambino rompe la piccola montagna di terreno realizzato. Chi corre, chi salta, chi grida, chi in silenzio boccheggia o rumorosamente si lamenta. Gli idranti riescono a portare sollievo solo ai pochi che sono verso il municipio, quelli in prossimità della Chiesa non possono essere raggiunti. C’è chi si fa bagnare interamente, chi il cappellino, chi dall’alto quasi fosse pioggia. Intanto sul balcone infiorato e nelle stanze del Municipio vengono consumate tutte le bevande del frigo bar. E non sono poche. E’ il turno della Barca della paranza Cenzinese che entra prima dell’ultima macchina, il Salumiere della Fantastic Team, in ritardo per alcuni problemi tecnici. Il tempo corre, ma viene rispettato per la gioia del sindaco e della Curia: prima delle tredici la piazza è gremita ed i gigli sono tutti schierati nelle loro postazioni. Il saluto finale dell’ultimo giglio è una “Ave Maria” da brividi. Tanti ventagli sventolano ora anche sul balcone della Casa Comunale: tante signore in abiti chiari lunghi colorati e signorotti in giacche blu di seta palesemente sudati e sofferenti non attendono che l’entrata e la benedizione del vescovo. Arriva puntuale alle tredici. Il busto scintillante di San Paolino esce trionfante dal portale del Duomo, conteso, come ogni anno, da tanti devoti che fanno a gare per poterlo portare anche solo per un breve tratto. Quasi fosse una espiazione dei propri peccati. Il cordone di polizia a protezione delle personalità ecclesiastiche disegna una traiettoria a ferro di cavallo nella piazza: è una scena fortemente evocativa. La Chiesa esce dal suo tempio ed abbraccia tutti i presenti entrando con forza nella calca di persone. I Gigli vengono benedetti, sfilano le Bandiere delle Corporazioni. Intanto sale alto al cielo, urlato, l’Inno di San Paolino. La gioia del Vescovo Beniamino DePalma è palese: mai aveva ringraziato per la puntualità le paranze. Questa volta lo fa. “Un saluto a tutti i Nolani che sono qui e fuori, uniti alla loro città natale. A maestri di festa e paranze per la loro puntualità . E’ un gesto di civiltà ed educazione verso chi vuole partecipare alla festa” dice DePalma nel discorso di benedizione. Il Vescovo parla della festa quale vero volto della città di Nola: “Questo è il vero volto di Nola e dei nolani. Nola, una città che si sforza di vivere con senso di giustizia, trasparenza, bene comune, onestà . Non vogliamo che la nostra storia si legga con pregiudizi e sospetti, e vecchi stereotipi. Forse in passato la camorra aveva il predominio su questa terra, ma è roba passata. Oggi la città , il popolo, le istituzioni, sono impegnate a portare avanti il discorso della legalità per costruire il progresso sociale ed economico” continua il Vescovo di Nola e ricollegandosi sull’asse politico-ecclesiastico della polemica con Don Aniello Manganiello sottolinea: “Oggi in questa piazza voglio assicurare alla nazione ed alla stampa che con la camorra e la malavita non abbiamo nulla a che fare. Noi ci dissociamo come città , chiesa ed istituzione, da ogni malaffare, dalla criminalità all’usura, dal pizzo al racket, alle intimidazioni”. L’ultimo augurio alla Città di Nola da parte del Vescovo è che torni ad essere un punto di riferimento. L’applauso è fragoroso quasi come se la tradizione della Festa fosse già un punto di riferimento per i volenterosi giglianti. Ma Nola non può vivere solo di questo: il riconoscimento dell’Unesco è molto vicino ed il tutto fa ben sperare. E dopo ciò? La perseveranza e la volontà devono obbligatoriamente essere messi al servizio di altre battaglie: occupazione, lavoro e giovani in primis. Ma soprattutto contro ogni forma di violenza: ciò che è successo nel centro storico di Nola durante la notte di domenica, l’ultima della festa, con lo scontro tra la paranza Stella e la paranza Barrese non è concepibile. Una storia centenaria sospesa nel giorno che doveva decretarne il trionfo. Tanti feriti, battaglie di bottiglie di vetro e “varritielli” (i grossi pezzi di legno utilizzati per trasportare gli obelischi), fuggi fuggi generale, donne e bambini in lacrime disperati. Una città caduta di colpo nella paura più totale. Una paura insita nell’immagine dei quattro gigli e la barca abbandonati per le strade con a terra le magliette delle paranze. Ed in piazza Duomo solo tre gigli. Lunedì sono stati convocati gli “Stati Generali” e sul Municipio è stato approvato uno statuto per la festa. Ciò che rimaneva nelle strade è stato trasportato in piazza senza più quell’atmosfera di euforia che regnava il giorno prima. Una cosa è certa: nei ricordi e negli annali dei Gigli, quest’anno celebrati anche con un album di figurine, occuperà un posto importante l’edizione del 2012 con la violenza della sua ultima notte. E la violenza non è forse camorra?
Fioravante Conte