Questo antichissimo orto botanico si trova nel cuore della Salerno medioevale, a metà strada tra il lungo mare e il castello degli Arechi. Se state passeggiando lungo il golfo della città e state godendo del sole caldo che preannuncia la stagione estiva, allungate lo sguardo verso l’alto, in direzione del Castello. Una macchia verde che si inerpica tra le abitazioni in direzione del monteBonadies catturerà la vostra attenzione: quello è il Giardino della Minerva. Se invece siete già entrati nel complesso della Minerva e vi siete soffermati sulla splendida terrazza antistante i Giardini, allora allungate lo sguardo verso il basso e godetevi lo spettacolo: la città di Salerno è “ai vostri piedi”, il golfo e il mare vi guardano dall’orizzonte, le colline intorno vi abbracciano.
Il Giardino della Minerva fu di proprietà della famiglia Silvatico fin dal XII sec. E’ un giardino antichissimo dunque, che raggiunse il massimo splendore dopo il 1300 quando un discendente dei Silvatico, il Maestro Matteo Silvatico, medico e botanico salernitano, vi istituì il Giardino dei semplici, cioè un giardino dove venivano coltivate piante utilizzate per la produzione di medicamenti. Ma il Maestro Silvatico fece di più e non si limitò a coltivare la piante a scopo terapeutico, si adoperò per divulgarne l’importanza. Ben presto organizzò delle vere e proprie attività didattiche per gli allievi della Scuola Medica salernitana, mostrando loro le piante, indicandone i nomi e descrivendone le caratteristiche terapeutiche. Il Giardino della Minerva si può considerare il precursore di tutti i futuri Orti botanici d’Europa.
Superate l’archetto settecentesco e iniziate il vostro giro. Una caratteristica del Giardino, sono i suoi terrazzamenti. Il complesso infatti si snoda su sei livelli caratterizzati da un articolato sistema di distribuzione delle acque che, attraverso vasche e fontane disposte nei diversi terrazzamenti, canalizza sapientemente le acque. Tale sistema, unitamente ad un particolare microclima, ha consentito nei secoli il mantenimento a coltura degli appezzamenti. Il giardino accoglie 382 specie di piante le cui caratteristiche si possono leggere sul proprio smartphone avvicinando semplicemente il dispositivo al barcode presente sui diversi mini totem posti accanto alle piante.
Durante la vostra visita, sicuramente vi imbatterete in uomo tutto fare, che vedrete andar su e giù tra i diversi terrazzamenti, con la schiena china in qualche appezzamento e sempre con un pugno di foglie ed erbette tra le mani. E’ il Direttore del Giardino di Minerva, Luciano Mauro. Colpisce la delicatezza e l’accortezza dei movimenti mentre armeggia nei piccoli appezzamenti e il suo operoso andirivieni. Ha il classico atteggiamento di un amorevole padre di famiglia. Non potevamo esimerci da fargli qualche domanda:
Il restauro del 2000 l’ha vista impegnata in prima persona nel progetto. Cosa ha provato quando questa “sua creatura” è stata aperta al pubblico? E tra gli sviluppi futuri che aveva progettato a quel tempo per il Giardino, quanti è riuscito a portarne a termine?
Il progetto di questo orto botanico parte da lontanissimo in realtà, dalla fine degli anni ottanta quando si immaginò di portare un orto botanico a Salerno; successivamente poi, legammo questa idea a quella della grande tradizione della Scuola Medica Salernitana. L’emozione è stata tantissima quando nel 2004 il Giardino aprì ufficialmente, anche se con molte difficoltà. C’è stata una complessa elaborazione per arrivare al modello gestionale di oggi. Per me la grande conquista non è stata neanche il restauro in sé, bensì il poter fare esattamente quello che ci eravamo immaginati di fare e cioè l’attuale modello del Giardino, anche se non è finita qui, perché la strada da percorrere è ancora lunga. Posso dire inoltre che un’altra cosa importantissima è stata quella di ottenere l’autonomia gestionale. L’autonomia economica è stata una cosa fondamentale per noi. Con il biglietto di ingresso ci possiamo permettere una gestione più tranquilla della struttura, sappiamo che con quegli introiti se c’è qualcosa da fare la possiamo certamente fare. Posso dire che Il Giardino è un’evoluzione continua perché il percorso che stiamo intraprendendo è in progress e di conseguenza anche l’emozione è continua.
Le specie presenti nel Giradino sono unicamente quelle indicate da M.Silvatico oppure pensate di introdurne di diverse per ricollegarvi all’idea innovativa di polo didattico voluta da Silvatico?
Tutte le specie che sono presenti nel Giardino della Minerva, tranne una, il mandarino che sta sul secondo livello e che non abbiamo voluto tagliare perché è una pianta davvero bella, sono tutte piante che erano conosciute e utilizzate da Silvatico. Questa attenzione filologica della specie è dovuta al fatto che noi non volevamo realizzare il finto orto medievale ma volevamo recuperare e riproporre esattamente quelle piante che erano non solo conosciute, ma anche utilizzate dalla Scuola Salernitana. Quando abbiamo restaurato il Giardino abbiamo dovuto togliere molte piante che erano presenti perché erano esotiche e quindi assolutamente incongrue nel Giardino che avevamo ipotizzato. Per il futuro invece, abbiamo in progetto un allargamento del Giardino della Minerva in cui prevediamo l’inserimento di altre specie ma non le posso dire di più perché è un cosa che avverrà nei prossimi anni. Sicuramente abbiamo l’intenzione di mantenere il nucleo del Giardino della Minerva così com’è, poi però realizzeremo altre cose in contiguità con il Giardino.
Qual è il pubblico più numeroso, e quindi più interessato ai Giardini? le scolaresche, gli studiosi oppure i turisti?
Banalmente, guardando i biglietti staccati le posso dire che abbiamo il 70% di turisti normali e il 30% di scuole. Nell’ambito dei turisti, possiamo dire che, specialmente negli ultimi anni, si sta incrementando un numero di visite di persone che hanno un approccio molto più botanico e meno turistico; cioè le persone vengono perché sanno che lì ci sono le piante. Inoltre, abbiamo notato tantissimi stranieri che vengono perché sanno che c’è il nostro orto. Per fortuna siamo diventati abbastanza noti. Quest’anno siamo stati scelti tra i dieci parchi più belli d’Italia. Ogni anno un network bandisce il Concorso “Il parco più bello d’Italia” e fa una preselezione per poi stabilire qual è in quell’anno il parco-giardino più bello. Questo per dirle che chi viene qui, viene perché sa che troverà un luogo unico, per fortuna siamo diventati abbastanza rinomati. Siamo molto contenti perché nel 2017 abbiamo chiuso con 41 mila visitatori.
Ci sono progetti per il futuro? prevedete eventi oppure ulteriori opere di restauro?
Il progetto più importante è sicuramente l’allargamento del Giardino come ho detto prima, ma anche incrementare di più la didattica. Promuoviamo ogni anno dei corsi specifici anche per le scuole. Ad esempio abbiamo organizzato “Una giornata con le piante”, un evento in cui si invitano i ragazzi a venire al Giardino e li si impegna ad esempio, una giornata a distillare, un’altra giornata si insegna a fare il compost etc…
Noi sentiamo fortemente la funzione didattica e per noi, al di là del fatto che ci teniamo alla bellezza e alla cura del nostro Giardino, abbiamo come missione l’istruzione. Per quanto riguarda le opere di restauro, ora abbiamo avuto un finanziamento per restaurare un affresco dell’inizio del 700 che rappresenta una fontana con degli amorini e delle colonne. Questo affresco è una particolarità del Giardino perché si tratta di un trompe-l’œil, uno sfondato prospettico, una cosa rarissima nei Gradini meridionali e che rimanda anche alla caratteristica nobile del nostro Guardino. Si tratta di un genere pittorico che dà l’illusione della tridimensionalità attraverso vie di fuga ed altri espedienti. Siamo riusciti ad avere 15 mila euro da un’Associazione che ci sta finanziando il restauro e per giugno sicuramente lo completeremo.
Ringraziamo il Direttore per il suo tempo e l’encomiabile lavoro svolto fino a questo momento e gli auguriamo di rientrare tra i vincitori della XVI edizione del Concorso che si concluderà quest’estate. Ricordiamo, che con soli 3 euro, è possibile accedere ad uno dei più bei giardini botanici d’Europa che accoglie specie antichissime in una cornice paesaggistica e architettonica unica nel suo genere.