Il ghepardo è noto per essere il mammifero più veloce al mondo, infatti raggiunge i 100 km/h. Appartiene alla stessa famiglia dei leoni e dei gatti ma possiede delle caratteristiche proprie che lo rendono un cacciatore eccellente, come si può notare dalla forma delle zampe e dagli affilati artigli.
Un tempo questa specie abitava in un areale vastissimo che ricopriva gran parte del continente africano e di quello asiatico, ma ha subito un drastico ridimensionamento nel corso del XIX secolo. Oggigiorno al mondo ne rimangono solo 7100 esemplari concentrati in sei nazioni dell’Africa meridionale. Un caso davvero sconvolgente è quello dei ghepardi in Zimbabwe, dove in sedici anni si è passati da 1200 a 170 esemplari.
Come si può evincere la situazione è davvero complessa e inoltre le difficoltà genetiche di questa specie rendono difficile e delicata la procreazione.
Le cause di questa diminuzione demografica e geografica sono molteplici: sicuramente la prima è imputabile alla prevaricazione eccessiva e in continuo sviluppo degli uomini che, senza ritegno, continuano a costruire grattacieli, abitazioni, hotel e industrie, aumentando in questo modo l’inquinamento e adoperando tutto lo spazio disponibile sulla Terra. Il 77% dei ghepardi si spinge oltre i confini eccessivamente circoscritti ma la vita al di fuori delle aeree naturali protette è del tutto impossibile a causa della presenza di strade cementate e del pericolo dei vari mezzi di trasporto.
Un altro motivo è il bracconaggio, infatti nel mercato nero si vende a caro prezzo la pelle di questa specie. Sicuramente un rischio molto diffuso è anche la cattura per divenire un animale domestico a causa della sua relativa aggressività rispetto al leone o al leopardo. Addirittura un cucciolo può costare intorno a 10000 dollari e durante il viaggio dall’Africa circa l’85% non sopravvive. Svariati esemplari sono poi uccisi dagli allevatori di bestiame per salvaguardare i propri greggi, ma il ghepardo raramente li attacca ed è quindi una scusa dettata dal timore di ciò che potrebbe fare l’animale.
L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa dal giornale specializzato americano Pnas, ovvero il Proceedings of the National Academy of Sciences, nel tentativo di sensibilizzare una popolazione che sembra essere cieca ai problemi ambientali. Per quanto riguarda invece le contromisure per salvare il mammifero più veloce al mondo i ricercatori sottolineano l’importanza di un cambiamento radicale: le aree protette non sono sufficienti e quindi c’è bisogno che le popolazioni locali, ovviamente dietro un compenso statale, lo tutelino e lo proteggano. Per il momento solo alcuni stati arabi e africani hanno siglato un accordo per combattere il commercio dei cuccioli di ghepardo ma gli animalisti tenteranno di pubblicizzare la difficile situazione mediante i social media e le reti televisive.