Questa fatica letteraria è contenuta in “Tre Racconti” (1877), che è poi l’ultimo lavoro di narrativa di Gustave Flaubert. “Un cuore semplice” è uno dei racconti più brevi su una vita che mai sia stato scritto. Nonostante questa caratteristica, Flaubert si dimostra, più di tutti, particolarmente esperto delle dinamiche appartenenti al mondo femminile, e questo racconto, dopo il suo romanzo capolavoro, né è  una dimostrazione
Nel leggerlo viene da pensare che il soggetto della storia fosse stato in incubazione per diversi anni nella mente dell’autore, quasi uno studio di un romanzo più ampio e ricco di avvenimenti, per poi essere realizzato come racconto breve nei suoi ultimi anni di vita, attraverso una resa stilistica ormai tanto matura da presentarci un vero maestro nel genere.
La protagonista è una donna di umili origini di nome Felicita, che spende tutta la sua vita come domestica al servizio di una vedova con due figli. Ancora una volta, dopo il suo celebre romanzo (Madame Bovary 1857), protagonista è una donna, ma con una sostanziale differenza, mentre Emma Bovary, seppur non come il più alto esempio della categoria, apparteneva alla classe medio borghese, in questo caso Felicita è una donna che vive margini della società , uno di quei personaggi invisibili di cui sempre abbiamo intravisto alcune comparse nelle storie di vite ben più blasonate e aristocratiche. Il personaggio, dunque, è una rappresentazione fedelissima della condizione dell’inserviente dell’ epoca: poco considerata, sfruttata e sminuta. La storia di Felicita è una storia di solitudine, di una donna abbandonata e rifiutata che, al tempo stesso, si lascia trascinare nel vuoto di una vita che la sorte le ha assegnato, senza chiedere né domandare altro, se non di essere da appendice ad una realtà più degna e meritevole rispetto alla sua esistenza. C’è, di sicuro, tanta mediocrità nel personaggio, principalmente nel modo di vivere e nel modo di pensare ma, unitamente a questo, possiede una sensibilità che supera nettamente quella di coloro che le sono vicini. Una sensibilità che riesce a mostrare in ogni vicenda della vita, attraverso la continua ed innata dedizione nei confronti del prossimo, a volte con bellissimi esempi di carità cristiana, e nella sua pura tensione verso la fede religiosa che in alcuni momenti della sua vita sfocia in attimi di sentita commozione, come il suo pianto alla lettura della Passione di Cristo. Si rivela, dunque, il dramma di una donna che ha vissuto la sua esistenza priva di condivisione, di un cuore semplice che ha avuto come unica aspirazione di vita il dare senza mai ricevere. La narrazione è fluida e dinamica, non mancano descrizione accurate di luoghi e paesaggi e la tecnica del dialogo è quasi del tutto assente, favorendo una lettura senza nessuna interruzione. Talvolta i termini utilizzati, come spesso accade per autori del passato, risultano desueti e poco utilizzati, ma contribuiscono comunque a donare al racconto un discreto fascino.
Flaubert si dimostra, forse più di tutti, particolarmente esperto delle dinamiche appartenenti al mondo femminile, e questo racconto, dopo il suo romanzo capolavoro, né è una un’altra dimostrazione.
Tre racconti, Gustave Flaubert
Edizione Einaudi 2000, pag. 137
Antonio Vetrano