Ritratto di Dorian Gray è, senza dubbio, tra i libri più letti e conosciuti al mondo, un raro successo sotto ogni punto di vista; letterario, editoriale e personale, considerata la fama che ha attribuito all’autore. Di Oscar Wilde si conosce, ormai, praticamente tutto, vita, opere e curiosità , così come è ben nota la trama del libro che, questa settimana, ospitiamo nella nostra rubrica. tuttavia, non per questo, sarebbe stato giusto privarsi di questa opportunitÃ
“Non ho nulla da dichiarare, eccetto il mio genio!”, rispose Wilde, durante un controllo presso la dogana Statunitense, ed in effetti, insieme alla spavalderia di quell’affermazione, il suo genio è completamente tangibile e riverso in “Ritratto di Dorian Gray”. È innanzitutto il titolo ad essere geniale, rilevando la centralità del ritratto. L’immagine, l’apparenza, la bellezza, la giovinezza, i temi più sensibili alle sue teorie estetiche, sono tutte contenute in quella raffigurazione d’arte pittorica, attraverso la quale si sviluppa la narrazione di questo esempio unico d’arte letteraria. Da un punto di vista ideale è già questa unione a donare al racconto un elemento di specialità .
Dorian Gray non invecchia, il suo corpo è immune allo scorrere del tempo, la sua vita è blindata dall’avvenenza di un volto sempre giovane e dal potere della sua bellezza che, nell’immediato apparire, lo rendono invulnerabile. È una vita protetta, rinunciataria verso la sua evoluzione e il suo divenire, e così come il tempo si è fermato nei sui anni di splendida giovinezza, anche il suo vissuto è bloccato nell’immediatezza di singoli momenti. Dorian Gray nonostante il vuoto celato dalla sua avvenenza non ha profondità , non può ottenere dalla vita più di quanto non sia in grado di donare, ossia la sua immagine, il suo volto e la sua stessa adorazione, poiché la sua anima è consegnata a quel dipinto, raffigurata e intrappolata in una tela, che ne mostra gradualmente le sue contraddizioni, i compromessi e il segno, non occultabile, della sua malvagità . Il dipinto, nel corso delle vicende narrate nel libro, costituirà il suo segreto inconfessabile, il peso della sua rinuncia e del compromesso che intende dimenticare, segregandolo nell’ impolverata soffitta e il cui pensiero, nonostante ogni sforzo, continuerà a perseguitarlo. Guardarsi dall’esterno per osservarsi dentro, senza bisogno di scavare, senza ragionare, poiché tutto ciò che egli rappresenta gli è mostrato da quel dipinto che invecchia, che cambia, che si imbruttisce fino a divenire mostruoso, fino ad ucciderlo, fino a ad indurlo al suicidio.
Dorian Gray non è in grado di amare nulla oltre se stesso, tutti i suoi sforzi sono orientati verso il puro godimento, nella ricerca dell’effimero, attraverso il culto della superficialità , che non logora il suo aspetto, ma che distrugge il suo animo e la sua vitalità . Ci sono molte analogie con il personaggio mitologico di Narciso, il profilo psicologico del protagonista infatti, ne ricalca pienamente gli aspetti peculiari, così come netta appare la rappresentazione di una società , che come Dorian, ha abdicato la propia etica in favore di uno stile di vita poggiato sull’apparenza.
Nonostante le numerose citazioni e aforismi di Wilde, molti dei quali tratti proprio dal libro in questione, sembra che egli stesso, nel descrivere l’insostenibile vita di Dorian Gray si sia leggermente discostato dalle sue radicate convinzioni da esteta, per offrire una centrale considerazione, se non anche predominanza, verso il modo etico, nei confronti dell’ universale sfera di valori senza i quali, appunto, si perde l’opportunità di giungere ad una vita piena e completa.
Il libro possiede un equilibro stilistico invidiabile poiché la narrazione è indirizzata solo a ciò che è necessario, rendendo il volume del testo snello ma decisamente intenso. La descrizione di luoghi e personaggi è semplice ed efficace, l’utilizzo dei dialoghi è molto serrato e di un rigore straordinario. Da evidenziare, in particolar modo, sono i dialoghi affidati a Lord Henry Wotton, un personaggio chiave, al quale Wilde consegna gran parte dei suoi pensieri, legati alle sue convinzioni edonistiche ed estetiche, delinenando una figura che oggi potremmo definire come un “avvocato del diavolo”. Inoltre è da osservare come la sofferenza del protagonista, nonostante fosse il beneficiario del desiderio da tutti ambito dell’ eterna giovinezza, traspaia latente durante l’intero racconto facendone presagire la disastrosa fine in un rincorrersi di eventi che, in più di una circostanza durante la lettura, assumono scenari da racconto giallesco.
In conclusione “Ritratto di Dorian Gray” è sicuramente un libro che dovrebbe far parte della libreria personale di ciascuno, in primo luogo perché dona piacere nella lettura ed inoltre perché a distanza di anni rappresenta ancora un “unicum” nel suo genere, un qualcosa di irripedibile come pochi altri capolavori ai quali si attribuisce un tale privilegio.
Antonio Vetrano