Cinquecolonne inaugura una nuova rubrica: Il Galantuomo. La rubrica, che ospiterà recensioni librarie di ogni sorta, nasce dalla convinzione che la cultura non deve avere alcuna barriere e steccato. Ci piacerebbe, con queste recenzioni, stuzzicare l’interesse di chi avesse voglia di approfondire leggendo i libri recensiti. La prima proposta è un classico: Bel-Ami, storia eccezionale di un successo qualunque
Per la maggior parte della critica è stato il capolavoro assoluto di Guy de Maupassant, e se anche dovessero esserci dubbi a riguardo, ciò che non si può obbiettare è che “Bel-Ami” sia risultato il suo più grande successo letterario. Un grande successo anche per i suoi editori che in meno di due mesi vendettero ben duecentomila copie. Per qualcuno il romanzo rappresenta la storia di un seduttore, per altri la storia di un’ascesa al potere e per altri ancora un vademecum per l’accesso alla classe borghese. Tutti questi aspetti sono presenti nel racconto, ma nessuno tra loro, a mio avviso, prevale sugli altri. Il protagonista del romanzo, Charles Duroy, giovane reduce di guerra che diviene un giornalista noto e potente, appare come icona trionfante dell’uomo mediocre e senza scrupoli, che riesce a farsi strada in una società guidata più dai frivoli avvenimenti di salotto che dall’impegno politico e sociale, in un epoca in cui, più di ogni altra, la borghesia è messa in luce con tutte le sue contraddizioni. Non è un caso infatti che la descrizione della corruzione di alcuni costumi sia il leit motiv di gran parte della letteratura dell’ottocento. Ciò che davvero rappresenta una novità , a mio avviso, è la narrazione di alcune vicende in maniera diretta, senza più fraintendimenti, censure o aspetti celati. Se in precedenza, quindi, le liaisons sentimentali venivano descritte lasciando spazio a sottintesi, in questo caso rappresentano al pari dei dialoghi e della vita mondana, gran parte della sostanza di questo romanzo. Il risultato di una scelta ponderata dell’autore al fine di evidenziare quanto l’opportunismo di un uomo dotato di mezzi limitati potesse rappresentare uno strumento prezioso per far breccia in una società non più illuminata. Il racconto è denso del più puro romanticismo letterario. I giochi di ruolo, la rincorsa appassionata alla conquista e il tentativo, seppur fallito, di una ricerca verso un benessere emotivo oltre che materiale del protagonista non sono alterati dalla volontà dell’autore di affermare un giudizio morale o la superiorità di una vita estetica su quella etica. Appare ben chiaro, invece, come Maupassant abbia voluto incrociare aspetti dell’una e dell’altra senza un espresso giudizio critico in favore di una di esse, ma abbia inteso limitarsi alla narrazione di eventi che, seppur in contrasto tra loro, caratterizzavano semplicemente la vita dell’epoca. Un aspetto questo, di disarmante attualità . E’ possibile notare, per qualsiasi appassionato dei lavori di Maupassant, come una costante dei suoi romanzi sia il binomio paesaggio campestre della Normandia – vita mondana della società parigina. E’ probabile che da un lato si tratti di una scelta dovuta unicamente al forte attaccamento verso le sue origini, ma non escluderei neanche che possa essere un espediente letterario al fine di porre risalto sulle differenze tra una vita modesta e senza aspettative materiali ed un’altra in cui l’animo umano si piega alla consueta logica del compromesso morale. Bel-Ami, come tutti i romanzi di Maupassant, scorre fluido nella lettura, senza forzature linguistiche né digressioni filosofiche, le descrizioni dei protagonisti sono precise senza sfociare in analisi di venatura psicologica. Una tecnica di scrittura di cui beneficia certamente il romanzo, che appare, quindi, dinamico e alleggerito da eccessivi virtuosismi. Gran parte del suo stile è di certo dovuto all’esperienza giornalistica dell’autore, maturata nei suoi anni di crescita, in un periodo segnato da frequentazioni altisonanti, primo tra tutti Flaubert, suo amico oltre che mentore. In conclusione Bel-ami è davvero un opera degna della più grande considerazione, un vero romanzo che, a differenza di molti altri arrivati postumamente al successo, ha consumato gran parte della sua fama negli anni in cui fu scritto, per poi essere trattato con un po’ di indifferenza, così come gli altri romanzi da lui scritti (Una vita, Pierre e Jean, Forte come la morte, Mont-Oriol ). La più grande qualità di questo libro si confonde con il suo grande difetto, ossia essere semplicemente la narrazione di una storia con un principio ed una fine, senza voler lanciare messaggi ridondanti nella mente del lettore ma unicamente raccontare la sua visione della vita, che per dirla con parole sue “non è né così bella, né così brutta, di quanto si crede”.
Antonio Vetrano